"La nostra società sta vivendo un'era di grande disagio in cui si opera una cultura della diffidenza verso lo straniero", ha così commentato Andrea Riccardi, fondatore della comunità di Sant'Egidio e neo presidente della Società Dante Alighieri, durante la presentazione del suo ultimo libro al Palazzo Firenze di Roma, "La strage dei cristiani. Mardin, gli armeni e la fine di un mondo".

Ripercorrendo il dramma del genocidio armeno avvenuto a Mardin nel maggio 1915, anch'esso soggetto a strumentalizzazioni mediatiche e rivisitazioni storiche negli ultimi 100 anni, Riccardi ha commentato così la situazione odierna del panorama politico italiano.

"I mass media insistono spesso sull'etnia e la nazionalità delle persone come fattore discriminante, come elemento per avallare una distanza fra noi e loro, per rimarcare un confine. Credo, al contrario, che ogni caso di attualità vada preso nella sua singolarità e considerato al di là delle origini di chi compie un crimine, evitando becere strumentalizzazioni. Dovremmo ricordare che gran parte dei crimini commessi in Italia sono ad opera di concittadini italiani, ma preferiamo dimenticarlo imbevuti di una cultura del disprezzo, alimentata a sua volta dalla propaganda politica e dalle sue strumentalizzazioni".

Durante l'intervista, Riccardi ha aggiunto inoltre che l'accoglienza e l'integrazione all'interno della nostra comunitàrisentirebbe pesantemente della visione superficiale e di parte offerta dall'informazione e dalla politica italiana, i quali spesso dimenticano il disagio da cui fuggono molti stranieri. "Abusiamo della nostra condizione verso chi si trova in condizioni di estrema difficoltà", ha concluso l'intervista Riccardi.