Sinisa Mihajlovic aveva promesso un pranzo domenicale felice ai suoi ex tifosi,promettendo ai sampdoriani di prevalere su un Genoa annunciato alla vigilia quasi alla stregua di una fastidiosa pratica per il Milan del tecnico serbo. La punizione di Dzemaili ha invertito la rotta di una domenica in cui il Genoa ha trovato un Diego Capel che, nell'1-0 di oggi, a tratti è sembrato Iago Falque. Capel che, come Perotti, ha beneficiato del rientro di Pavoletti che, pur non avendo fatto sfracelli, è stato nel primo tempo decisivo.

L’importanza di essere (e avere) Pavoletti

Il bomber toscano, infatti, è stato preziosissimo in fase di sponda e di risalita della squadra. Un calcio di punizione di poco a lato di Capel è stato procurato dal 'Pavo' che, a sua volta, con un semplice movimento da centravanti ha poco dopo innescato l’inserimento che ha portato al fallo su Perotti da cui è scaturita la conclusione vincente - ancorché deviata dalla barriera) di Dzemaili. Dinamiche che confermano quanto il calcio sia un gioco di squadra e come un bomber possa risultare tra i migliori in campo, pur non avendo avuto grosse occasioni per mettersi in luce. Unici nei per il rientrante Pavoletti, calato nella ripresa come prevedibile, la tendenza a finire in offside e un’ammonizione evitabile per aver calciato la palla a gioco fermo.

I ‘barbieri’ di Siviglia al gran completo

Genoa cha ha potuto contare su un trittico non da poco che, a pieno regime, i genoani non avevano ancora visto e forse neppure oggi dato che i protagonisti hanno ampi margini di miglioramento. I dialoghi fra gli ex Siviglia Perotti, Capel e Diogo Figueiras – decisivo in difesa - hanno impreziosito la fascia destra, finalmente sbocco per attacchi pericolosi, mentre a sinistra impazzava la furia di Laxalt, oggi tra i migliori in campo.

In mezzo la corsa di Rincon e Dzemaili, uniti alla fisicità del venezuelano e al passo unito al discreto piede dello svizzero, permettevano a Perotti di diventare il regista offensivo, stazionando dietro Capel e Pavoletti. Grifone che ha peccato nel secondo tempo quando, pur essendo in superiorità numerica per il rosso a Romagnoli, è apparso a tratti timoroso dando l’impressione che in 10 ci fosse proprio il Genoa.

Problema di testa, forse paura di vincere, fatto sta che al 95 esimo stava giungendo la beffa firmata Rodrigo Ely e poco prima da Bertolacci e Kucka.

Verso Udine

Genoa che, potendo contare anche su Gakpe (entrato nel finale dopo Izzo e Ntcham) Cissokho e forse altri indisponibili o tutt'ora in ritardo di condizione, con una settimana serena di lavoro (dopo le difficoltà per le tre sconfitte di fila) potrà preparare al meglio la gara di Udine contro una squadra temibile. La parola d’ordine, per avvicinarsi alla gara del Friuli, dovrà essere continuità, sia di gioco che - possibilmente per i genoani - di risultati.

Boccone amaro per Mihajlovic

La difesa RossoBlu ha potuto contare su un Lamanna attento ma sempre impreciso coi piedi, mentre i tre centrali hanno usufruito del maggior lavoro di filtro della mediana, tentando spesso con successo l’anticipo.

Tre punto d’oro per il Genoa che, dopo un avvio in salita, ha trovato o ritrovato (come non accadeva da Genoa-Verona) qualche freccia offensiva da immettere nell’arco e anche una semplice punta in giornata normale che sa i movimenti, tiene palla, smista e la prende di testa, permette al Genoa targato Gasperini di riemergere. I doriani forse avranno mangiato come sempre, il boccone amaro resta tutto a Sinisa.