All'indomani degli attentati dell'11 Settembre, gli Stati Uniti dichiararono guerra senza frontiere al terrorismo. Dopo aver dato un giro di vite alle libertà e alle garanzie democratiche interne, approvando, in nome della sicurezza, il "patriot act", l'amministrazione Bush non perse tempo. Il Pentagono diede vita ad una coalizione, e appena un mese dopo gli attentati, inviò le truppe in Afghanistan, considerato paese di riferimento di Al Qaeda e principale centro di addestramento del terrorismo internazionale, costringendo alla fuga il governo teocratico retto dai Talebani.

Nel Marzo 2003 iniziò la seconda guerra del golfo. Fu la volta di Saddam Hussein, accusato di essere in possesso di armi di distruzione di massa e di sostenere il terrorismo internazionale. Queste accuse non sono mai state provate, e, dopo la guerra, è emerso che l'Iraq non avesse in dotazione nessuna arma atomica. Solo obsolete armi chimiche, incapaci di rappresentare un pericolo per l'occidente.

Oltre alle due guerre in questione, gli USA aumentarono l'impegno sul fronte dell' intelligence. I servizi segreti USA, aiutati dai colleghi dei paesi alleati mediorientali, interrogarono numerosi sospettati di terrorismo. Nel 2002 fu aperto il campo di reclusione di Guantanamo, per gestire prigionieri di guerra ritenuti collegati al terrorismo.

Operazioni di intelligence sono state svolte anche in Pakistan e Yemen.

Le guerre volute da Bush avrebbero dovuto liberarci dal terrorismo. Avrebbero dovuto rendere il mondo un posto più sicuro. In nome di questa dichiarata guerra al terrorismo, hanno perduto la vita più di un milione di civili e alcune migliaia di giovani soldati americani.

Ma a distanza di 15 anni, il terrorismo è ancora vivo, ed è forte come non mai.

Al Qaeda era un'organizzazione sotterranea. Il suo leader Osama Bin Laden, secondo quanto sostenevano i media, durante la guerra si era rifugiato sulle montagne di Tora Bora, in Afghanistan, per sfuggire alla cattura. Al Qaeda era un'organizzazionemolto debole, dotata - ci dicevano - di una rete di cellule dormienti e basata sulle ricchezze economiche di Bin Laden, sull'eventuale sostegno di finanziatori.

Niente a che vedere con il "califfato" di oggi, che è riuscito ad assumere il controllo di parte dell'Iraq e della Siria, tra cui città importanti come Raqqa e Mosul.

L'attuale ISIS è l'organizzazione terroristica più potente della storia. Mai fino ad oggi un'organizzazione terroristica era riuscita a mettere in difficoltà e strappare ampie porzioni di territorio a nazioni dotate di un esercito, come la Siria e l'Iraq. Il leader dell'organizzazione, Abu Bakr Al Baghdadi, si è autoproclamato Califfo, con tanto di cerimonia in una delle principali moschee di Mosul. ISIS dispone di alcune decine di migliaia di miliziani, controlla pozzi petroliferi e giacimenti di gas. Infine, l'organizzazione è attiva anche in Libia, dove le organizzazioni criminali guadagnano milioni di dollari grazie alla tratta dei clandestini.

Nei paesi teatro di guerra la situazione odierna è peggiore rispetto a prima degli interventi militari. In Afghanistan la situazione è tutt'oggi tesa e incandescente, mentre l'Iraq versa in una situazione di caos, e parte del paese è controllato dall'ISIS. La situazione è peggiorata anche nei paesi coinvolti nelle "primavere arabe", che avrebbero dovuto portare progresso e democrazia.

Oggi, dopo che l'occidente ha assistito all'ascesa del califfato islamico senza impedirla, consentendo ai miliziani di consolidarsi e ingrandirsi, siamo di fronte a uno scenario molto simile a quello venutosi a creare all'indomani dell'11 Settembre maledetto. Nascono alleanze per sconfiggere il terrorismo. Oggi come allora, i governanti invocano leggi liberticide in nome della sicurezza, e parlano di "guerra da combattere". In occidente si respira un'aria sempre più tesa. Alla luce degli esiti dell'ultima "guerra al terrorismo", c'è ben poco da stare tranquilli.