Le Pensioni sono oggetto di sempre nuovi cambiamenti, e le ideesfornate per modificarle sono all'ordine del giorno. È di questi giorni la proposta del sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Tommaso Nannicini, di riformarle attraverso il taglio del cuneo fiscale,con la riduzione della contribuzione previdenziale di sei punti percentuali (metà a carico del datore di lavoro e metà al lavoratore).

Stipendi più alti pensioni misere

La proposta arriva in un momento in cui sono diminuite di molto le domande di pensionamento e si è alzata l'età dei lavoratori in servizio, il vantaggio di una tale possibilità sarebbe quello di avere stipendi più alti, ma il costo si pagarebbe da anziani, con pensioni più basse in futuro.

Il sottosegretario ha comunque messo le mani avanti, dicendo che è soloun’idea, ma il dibattito intorno alla possibilità di realizzare questa ipotesi si è accesso.

Cesare Damiano, Presidente della Commissione lavoro alla Camera, intervenuto sull'argomento si è mostrato contrario a questa idea, perché le pensioni sono già basse e un simile taglio le ridurrebbe eccessivamente se si considera che oggila pensione dipende dai contributi versati.

Adottando un simile provvedimentole pensioni future rischierebbero di diminuire del 18%, una possibilità che dato la condizione di povertà in cui versano i pensionati italiani, potrebbe peggiorare ulteriormente le loro precarie condizioni di vita.

Il futuro è per i lavoratori già stanchi

Le pensioni sono un ambito terno al lotto per i governi, vorrebbero poter mettere tutti il nome sulla riforma previdenziale, ma dopo il guaio del governo Monti, con la riforma di Elsa Fornero,il terreno è minato. Oggimilioni di cittadini sono costretti, negli anni, a rimanere in servizio pur essendo usurati e stanchi, fino ad un'età, nella quale non si è più in grado di sopportare il carico delle fatiche del lavoro.

Poi mettendo nel conto, anche considerazioni umane, riguardanti il tessuto sociale di questi ultimi anni, fatto di lotte per la sopravvivenza, è ancora meno impensabile che dai 67 ai 70 anni i lavoratori italiani siano in grado di restare in servizio.

Che dire poi di chi si troverà a sostituire questi lavoratori, si tratta diquarantenni e cinquantenni anch'essi usurati dalla precarietà, che in moltissimi casi hannopochi anni di contributi versati, la loro pensione rischia di essere da miseria e proprio per evitare questo è necessario adottare misure per realizzare l'alternanza generazionale.