Si inaspriscono i toni dello scontro intestino nel Pd dopo quello sulle primarie.In seguito alle dichiarazioni di Bersani, che chiede un'anticipazione del congresso, e quelle di D'Alema, che invoca la scissione e la genesi di una neoformazione alla "sinistra del PD", gli animi si surriscaldano. Renzi per il momento incassa, ma in assemblea se ne sentiranno delle belle.

D'Alema: fuoriuscitismo e comodità

Massimo D'Alema ha rilasciato ieri, 11 marzo, una lunga intervista al Corriere della Sera, in cui ha analizzato l'attuale situazione interna al PD, le mosse del governo e le eventuali adesioni ad un'entità politica esterna al PD, che "ne raggruppi gli esclusi".

Secondo D'Alema, il Partito Democratico, in calo negli ultimi sondaggi, è "governato da un gruppetto di arroganti ed autoreferenziali". Ha operato lo strappo definitivo nei confronti del partito: finalmente, meglio tardi che mai. Tuttavia ci sono alcuni aspetti da approfondire. Innanzitutto definire "gruppetto di arroganti ed autoreferenziali" le migliaia di persone che hanno votato all'ultimo congresso per eleggere il segretario del Partito Democratico, sembra un'esagerazione, oltre ad una mancanza di rispetto.

L'ex premier si è detto convinto del fatto che "con Verdini ed Alfano non si vince": ma è possibile che D'Alema abbia perso improvvisamente la memoria storica che ne ha contraddistinto la sua quarantennale (già, 40 sono tanti) carriera politica?

Lui che critica un governo "del presidente" come quello di Renzi, quindi frutto di maggioranze temperate e forzatamente accomunate da pseudo-ideali fintamente comuni, non si ricorda che il suo primo governo incluse il centrista Mastella? Secondo D'Alema "il Partito della Nazione esiste già", legittimo pensarlo. Da una personalità politica come quella del "Baffino di ferro"( così lo soprannominò Giampaolo Pansa) ci si aspetterebbe una riflessione critica, nel senso etimologico del termine, un giudizio quindi, sulla reale composizione del Partito Democratico che nasce con lo stesso D'Alema.

Il suo Partito Democratico vide l'inclusione di elementi dell'Udc, su tutti Follini. Il Partito Democratico nasce disgregato, e chi oggi cavalca questa caratteristica per delegittimarne il segretario, sbaglia a prescindere.

"La cultura di questo nuovo PD-ha detto- è totalmente estranea a quella originaria". Da qui la cesura: "Serve un centrosinistra alternativo a Renzi, non un partitino.

Il malessere a sinistra può creare una nuova forza, chi non si allinea viene brutalmente spinto fuori". Evviva il fuoriuscitismo! Quando non si è più capo-corrente, quando risulta difficile far approvare la propria linea in direzione, quando la propria figura risente di uno sbiadimento dettato dal tempo, non c'è nulla di più comodo che creare una nuova formazione politica che si opponga al tremendo centralismo dittatoriale renziano. Da elogiare, invece, la volontà di Bersani di combattere per un proprio ideale, pur essendo in minoranza, ma nel partito.

Attacco a Renzi

"Renzi è più vicino a Berlusconi che a Prodi. A destra- commenta D'Alema- viene riconosciuto a Renzi il merito di aver distrutto quel che restava della cultura comunista e del cattolicesimo democratico".

Non mancarono le critiche dell'ex leader del PDS nei confronti del "Patto del Nazareno", contratto da Renzi con Berlusconi. Durissime furono le reazioni, ma anche in questo caso, si peccò di memoria storica: D'Alema, infatti, siglò il famoso patto "della crostata" (termine coniato da Cossiga) con Berlusconi nel 1997, salvando le riforme costituzionali in cambio della non-calendarizzazione della legge sulle frequenze, che avrebbe inguaiato mediaset.

Il vuoto

D'Alema sembra rifiutarsi di concepire l'idea che Renzi abbia scalato il PD perchè vi ha trovato il vuoto politico, di cui "Baffino di ferro" si è fatto essenza. La vera arroganza, caro Massimo, sta nel non volerlo riconoscere. Ciascuno di noi dovrebbe capire quando uscire di scena.Chi non riesce a far luce, è pregato di non fare ombra.