Squadra rivelazione del campionato cadetto, il Crotone è in piena corsa verso un sogno chiamato serie A. Sarebbe la prima storica promozione nel gotha del calcio italiano per i pitagorici che poco meno di 16 anni fa avevano fatto il loro esordio assoluto in Serie B. L'orizzonte però preannuncia tempesta ed il problema non è assolutamente tecnico ma giudiziario. La Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro infatti vorrebbe mettere i sigilli ai beni del patron rossoblu, Raffaele Vrenna, per alcuni presunti rapporti con la 'ndrangheta.

I guai giudiziari di Raffaele Vrenna

Tra i beni di Vrenna, un patrimonio che ammonterebbe a circa 800 milioni di euro secondo fonti comunque non confermate, figura anche la maggioranza delle quote del Football Club Crotone. Secondo le dichiarazioni di alcuni collaboratori di giustizia, l'imprenditore calabrese sarebbe "attiguo alla'ndrangheta".Non sono i primi guai giudiziari a cui va incontro la famiglia Vrenna. L'attuale presidente del Crotone venne arrestato nel 2006 e condannato in primo grado a quattro anni per concorso esterno in associazione mafiosa, reato dal quale venne assolto in appello tre anni dopo con sentenza confermata anche dalla Cassazione.

L'attività agonistica non è a rischio

La richiesta di sequestro da parte dei pm di Catanzaro è stata già rigettata dalla sezione misure di prevenzione del Tribunale di Crotone. Secondo i giudici, al contrario, Raffaele Vrenna sarebbe stato danneggiato dalle cosche nel corso della sua attività imprenditoriale. Di questo avviso non è ovviamente l'accusa che ha presentato ricorso sul quale si dovrà ora pronunciare la corte d'appello di Catanzaro.

Ad ogni modo la corsa verso la serie A degli "squali" non sarebbe a rischio considerato che anche nella peggiore delle ipotesi la società andrebbe in amministrazione giudiziaria e potrebbe dunque continuare il campionato. Su tutte le furie il patronche, in un corposo comunicato stampa, scritto insieme al fratello Giovanni Vrenna, ha rispedito al mittente tutte le accuse ed ha criticato duramente gli articoli comparsi in questi giorni su carta stampata e web.

Alcuni organi di informazione sono stati accusati di "enfatizzare il ricorso della Procura e banalizzare il doppio controllo giurisdizionale che, su richiesta della Procura, si è risolto in termini positivi". Da parte di Raffaele Vrenna anche la secca smentita sul presunto ammontare del suo patrimonio, "di gran lunga inferiore ad 800 milioni di euro" e la minaccia di un'azione legale verso chi avrebbe diffuso la notizia addirittura di un arresto.