Quest’anno più che un appuntamento fisso, le audizioni di X-Factor 10 assomigliano sempre più a un girone infernale: noiose e infinitamente lunghe, si mangiano anche i primi venti minuti della puntata dedicata ai bootcamp, e non è un bel vedere.

Se fra una carrellata di dieci secondi e l’altra di concorrenti meritevoli appare anche un Gio Sada modesto ma in ottima forma che saluta un pubblico caloroso, metà della coda finale delle audizioni se la spartiscono due concorrenti, che appartengono di diritto alla schiera di fenomeni da baraccone che hanno tristemente costellato le prime tre puntate della decima edizione e lo sbadiglio è pericolosamente dietro l’angolo.

Finalmente, però, arrivano le assegnazioni delle categorie ai giudici: ad Arisa, a sorpresa, vanno gli Under Uomini; Fedez si vede assegnare la desiderata categoria delle Under Donne; gli Over, invece, sono competenza di Manuel, mentre ad Alvaro tocca il difficile compito di badare ai Gruppi. Ce la faranno?

Fedez e le under donne

La prima parte della quarta puntata è tutta dedicata alle ragazze fra i 16 e i 24 anni, una nutrita schiera di giovanissime, tutte molto preparate e determinate ad andare fino in fondo. Tuttavia ad accedere agli homevisit sono solo sei di loro: Sofia, Grace, Valentina, Rossella, Caterina, Gaia.

Fedez tentenna per tutto il tempo, è diviso: riempire le sei sedie è facile, meno lo è additare chi deve restare e chi se ne deve andare e non tutte le scelte appaiono azzeccatissime.

Ancora una volta aleggia forte la sensazione che si sacrifichi l’originalità e la competenza per chi forse appare più spigliato sul palco o forse semplicemente è più commerciabile, come da standard per un talent che cerca popstar, non di rinnovare il mondo musicale.

È un fatto però che la prima parte della puntata scorra sottotono, priva di vere sorprese e i bootcamp assumono ben presto il sapore di una noiosa catena di montaggio.

Unico a sollevare qualche sprazzo di vivacità è Manuel Agnelli, sempre più a suo agio nel suo ruolo di giudice e sempre più affilato e spietato, quando serve.

Alvaro e i gruppi

Ma è con i bootcamp che finalmente le competenze dei giudici vengono a galla e Alvaro Soler – che padroneggia l’italiano sicuramente meglio di Skin – dimostra però come la giovane età a volte sia uno spiacevole handicap per chi deve valutare gli altri.

Passano sotto la sua egida: i Soul System, i Les Enfants, i Jarvis, gli Oak, gli IISO e i Daiana Lou ma mai come ora i fischi dal pubblico si sollevano copiosi. C’è chi è indignato per l’allontanamento del gruppo delle Coraline e molti, soprattutto, sono più che stupiti dall’esclusione degli Hangover in favore dei meno esperti e forse troppo ingenui Five Stories, che assomigliano a una boyband, più che a un gruppo compiuto.

Alvaro si schermisce dietro la giustificazione che deve scegliere i “migliori con cui poter lavorare” ma, più ancora di Fedez, sembra puntare troppo su un sound commerciale e sull’impatto emotivo che i gruppi hanno su un pubblico molto umorale.

Alla fine della serata le millantate sorprese sono ben poche e di segno decisamente negativo.

L’unica cosa che resta da sperare allo spettatore inerme è lo scoppio di qualche rissa improvvisata. Siamo ben lontani dagli alti standard della stagione precedente: ci sarà ancora tempo per riprendersi, prima dei live?