Mentre si è giunti alla consueta sosta per le partite delle nazionali, è consuetudine in questo periodo fare un punto della situazione riguardante lo sviluppo del nostro calcio, sport che da decenni appassiona milioni di italiani, tanto da generare forti dissapori che a volte possono sfociare in vere e proprie risse.

Uno dei principali motivi di tali discussioni è il ruolo che riveste la Juventus nel nostro sistema calcio: la "Vecchia signora" o la si ama o la si odia, questo è fuori di dubbio. Elencare i punti di vista di juventini e antijuventini risulta essere piuttosto banale in questo momento.

Tuttavia ci sono delle domande da porsi: e se la Juve traesse forza proprio dalla profonda antipatia che si prova verso di lei? Probabilmente continua a vincere anche perché è continuamente stimolata a farlo? Ha realmente senso offendere la squadra che in questo momento risulta essere un modello di gestione e di business a livello nazionale?

La Juventus, infatti, è stata la prima società italiana ad aver costruito uno stadio di proprietà, ed i ricavi generati sono sotto gli occhi di tutti. È la squadra che da anni costituisce l'ossatura centrale della Nazionale, e che vince perché ha una struttura societaria ben definita, nella quale ogni dirigente svolge al meglio il proprio lavoro, cosa che non si può dire di altre contendenti.

Inoltre è l'unica squadra al mondo che appartiene alla stessa famiglia da oltre 90 anni.

Vari dirigenti e allenatori di altre compagini spesso danno la colpa dei loro insuccessi alla superiore potenza economica della squadra bianconera, come se questa "forza" fosse stata sorteggiata a sorte, e la Juventus ne avesse beneficiato di riflesso.

Se qualcuno se lo fosse scordato, 10 anni fa la Juve è andata in Serie B, ha avuto un danno economico ingente, e dopo vari anni bui è riuscita a rialzarsi senza l'aiuto di nessuno, creando un modello dal quale dovrebbero prendere spunto gli avversari, invece di denigrare. Ma l'italia è il paese degli invidiosi verso chi riesce a spuntarla sugli altri, e forse questo è il nostro principale problema, che va anche oltre l'aspetto sportivo.

Una soluzione ci sarebbe: passare dall'invidia all'imitazione. Chi ce la farà?