Quando pensavamo che Sorrentino avesse già raggiunto il culmine, dopo il magistrale discorso a Esther di Papa Pio XIII, ecco che qualcosa di nuovo irrompe ancora una volta sulla scena di The Young Pope.

Se da un lato ci sono ancora tanti aspetti della religione contemporanea da esplorare, dall’altro c’è la vita, quella di Lenny Belardo, quella delle persone che gli ruotano attorno, quella dei fedeli che, fuori dalle mura vaticane, subiscono e interagiscono con le decisioni prese da un Papa troppo giovane e forse troppo ingenuo, per capire che negarsi non è il modo migliore per riconquistare l’affetto dei più scettici.

Cercasi guida disperatamente

La frammentazione arriva all’improvviso e non è nella trama ma nella compostezza dei personaggi, che si disgrega rapidamente sotto il peso di antiche colpe che riaffiorano e scelte autoreferenziali. Sorrentino non si lascia ingabbiare dagli inganni delle Serie TV fatte per durare a lungo, i suoi personaggi evolvono, invecchiano, sbagliano e a volte persino muoiono e in nessun caso il passare del tempo li lascia uguali a se stessi.

Voiello è ormai irrimediabilmente intrappolato in una spirale di tentati complotti, che lo lasciano sempre più pieno di rimorsi a ogni fallimento. Esther, suo marito e il piccolo Pio si allontanano da un Papa onnipresente, presenza troppo ingombrante nelle loro vite di neo-genitori.

Suor Mary eccede di zelo e mente al suo stesso pupillo, nel tentativo di offrirgli quell’incontro con i genitori perduti che tanto brama.

Ed è proprio sul volto di Lenny Belardo – sempre più magistralmente interpretato da Jude Law – che fanno capolino tutte le crepe di un’umanità che travalica sempre la sobrietà e la maturità che il suo ruolo gli imporrebbero.

È nel volto da bambino sconvolto quando gli viene consegnata il pezzo perduto della pipa di suo padre, che vengono fuori tutte le fragilità di un Papa giovane che è ancora rimasto un figlio, desideroso di ritrovare i genitori, prima di poter essere capace di diventare un padre spirituale per i suoi fedeli.

L’alitosi è una deformazione dell’animo

Ma non è solo il dramma della ricerca impossibile di radici per sempre perdute a preoccupare Sorrentino. C’è la realtà, oscura e lontana, dei missionari che nei Paesi del Terzo Mondo millantano una carità che non appena viene osservata più da vicino rivela soprusi, ricatti, una rete di favoritismi immensa e una gestione del potere ancora una volta distorta e personalissima.

Sorella Antonia è un personaggio grottesco e reale, così meschino e sicuro nelle sue convinzioni da non avere ripensamenti e per ciò stesso la ricompensa per la sua crudeltà arriva senza diaframmi, come la condanna di Pio XIII che non accetta e non tollera le storture nella sua Chiesa in nessun caso.

Ma non tanto al margine c’è anche altro: c’è il dramma di una nuova perdita, di un amico caro che la fine se l’è andata a procurare con le sue stesse mani, in una catena inarrestabile di azioni da cui non ha provato ad allontanarsi nemmeno dopo mille raccomandazioni.

È così che di fronte alla necessità di seppellire anche il ricordo dei suoi genitori e provare a recuperare un contatto con un mondo, che sembra pronto a dimenticare presto questo Papa troppo giovane e troppo sfuggente, Lenny Belardo deve affrontare un altro abbandono nella sua vita, mentre gli eventi scorrono e il peso delle responsabilità comincia già a logorarlo.