Sono passati diversi anni da quando le indagine sulle cosiddette navi dei veleni sono state archiviate. In passato a dire il vero sono state già archiviate e riaperte per ben due volte ma nessuno è riuscito ad arrivare fino in fondo. Eppure in questa storia non manca proprio nulla poiché dai testimoni ai pentiti, è stata ricostruita per intero e messa a verbale. Si hanno persino le coordinate di tutte le navi a perdere (oltre 70) affondate con presunti carichi di rifiuti tossici nel nostro mare, da nord a sud, tirreno e ionio, isole comprese. Navi a perdere già, chiamate in tal modo perché queste vecchie navi oltre a smaltire grosse quantità di rifiuti pericolosi e tossici, venivano assicurate prima di affondarle per incassare il rimborso dell'assicurazione.
Sono in molti a chiedere giustizia oltre che a preoccuparsi di un nuovo disastro ambientale.
Poteri occulti dietro a questo traffico
Si tratta dello stesso traffico di rifiuti tossici saltato alle cronache in primis in Campania nella zona cosiddetta terra dei fuochi, successivamente un po' in tutta Italia. La storia si conosce già: imprenditori, criminalità e servizi deviati dello Stato hanno fatto cassa non smaltendo a norma i rifiuti pericolosi ma sotterrandoli tranquillamente sul nostro territorio, con conseguenze gravissime per l'Ambiente e per la salute. Prima di sotterrare o lasciatemi dire occultare i rifiuti pericolosi, la tecnica era diversa: questi fusti tossici o simili venivano caricati sulle navi per poi affondarle a largo.
Sono tanti i pentiti che ne hanno parlato dalla 'ndrangheta alla camorra fino alla mafia, lo stesso Carmine Schiavone è intervenuto diverse volte sull'argomento. Le dichiarazioni dei pentiti sono tutte uguali: la criminalità era il braccio, ad occuparsi del resto erano alcuni politici, alcuni agenti dei servizi segreti e personaggi appartenenti alla P2.
Il Capitato De Grazia che riuscì quasi a mettere fine alle navi dei veleni
Natale De Grazie capitano al Compartimento Marittimo di Reggio Calabria, nel 1995 collaborava con il pool investigativo della Procura al caso del traffico dei rifiuti tossici. Dedito al suo lavoro e innamorato del suo mare, De Grazia riuscì subito ad ottenere risultati e giunse al punto di preparare un operazione che comprendeva arresti, il capitato aveva investigato bene.
Durante il suo viaggio di lavoro verso La Spezia muore improvvisamente in una stazione di servizio dopo aver cenato. Si scoprirà solo in seguito che non fu un malore ad ucciderlo ma fu avvelenato. Dopo la sua morte il pool investigativo fu sciolto e l'inchiesta archiviata. L'unica cosa che manca a questa storia è che la giustizia condanni chi ha sbagliato, faccia luce sulla morte di De Grazia e bonifichi il nostro mare, ci riuscirà un giorno?