La direzione nazionale del PD del 13 febbraio era particolarmente attesa, quasi più della primavera e di San Valentino...Matteo Renzi, ancora una volta, sembra aver trovato il filo "rosso" della situazione, senza arrivare a scontri eccessivi e scissioni. Ciò non toglie che il futuro, ad oggi, rimanga quantomai incerto, ma sicuramente non per colpa dell'ex premier.

Una direzione nazionale agitata

Non ci sono dubbi: come ricorda Renzi, il Partito Democratico deve "darsi una regolata". Ma sul palco chi c'era? il premier Gentiloni, Matteo Renzi, i vicesegretari e il presidente del partito, Matteo Orfini.

In platea erano presenti tante persone che hanno a cuore il futuro del partito e ancor prima dell'Italia e altre che, invece, purtroppo hanno a cuore gestioni personalistiche e, non di rado, clientelari. Ma stop alle polemiche.

Peraltro, è stato approvato il documento della maggioranza e quindi, tutto sommato, Renzi ha vinto. Emiliano, tuttavia, ha affermato che, allo stato attuale delle cose, si rende necessaria - quasi indispensabile - la sua candidatura. Sarà, ma agli osservatori più attenti, questa eventualità non sembra proprio scaturire da un puro caso. Inoltre non bisogna dimenticare Bersani, il quale non ha escluso a priori la scissione.

Scherzi a parte, gli inutili attacchi logorroici di qualcuno sono fortunatamente caduti nel vuoto e, almeno per il momento, pare che abbia prevalso la razionalità.

D'altronde, che senso avrebbe creare spaccature insanabili o scenari da "guerra civile" interna al partito?

"Ma andiamo, state sereni", ha detto spesso Renzi, e mai come ieri andava ripetuto. Tuttavia quest'invito avrebbe provocato "attacchi di isteria" a quei pochi che, al momento del voto, si sono rivelati pochissimi. In tutto ciò va dato atto a Matteo Orfini, di aver fatto prevalere la mozione di maggioranza: del resto, cos'altro avrebbe dovuto fare?

Se la maggioranza sostiene Matteo Renzi, ovviamente il presidente del partito non può fare altro che ratificare la votazione.

Una domanda, nel frattempo, è circolata impunemente e senza sosta: ma Massimo D'Alema che fine ha fatto?

Apprezzabile, invece, Piero Fassino, bravo e talmente equilibrato nelle sue affermazioni che (ironicamente) qualcuno ha pensato fosse in balia di tranquillanti o sedativi.

Invece no, l'ex sindaco di Torino ha ricordato che occorre tenere i nervi saldi e la testa a posto.

A questo punto non ci resta che attendere ulteriori sviluppi. Di certo, al momento ha prevalso la fiducia in Renzi, la razionalità nel vedere la realtà politica, l'equilibrio nel proseguire come l'ex premier ha più volte proposto, con l'organizzazione di un'assemblea e del congresso a breve termine. E poi, come sempre accade, "ai posteri l'ardua sentenza".