Dei centoquaranta mila iscritti alla piattaforma #Rousseau non c'è traccia. Votano in trentasettemila e trentamila preferenze incoronano premier a Cinque Stelle Luigi Di Maio. Tradotto significa che poco più del venti per cento degli aventi diritto ha scelto di Maio, e solo lo 0,05% degli italiani. Troppo poco per diventare modello di democrazia in maniera concreta e ben oltre la propaganda e ad analizzare le ultime vicende cosiddette grilline, infatti, sembra che di propaganda ve ne sia molta. In questi anni il Movimento Cinque Stelle è stato il maggior sponsor della democrazia partecipativa, contraddetta poi quasi sempre nella pratica delle parlamentarie, regionarie e comunarie, sempre destinate ad un pubblico troppo ristretto.

Strana, nonostante potesse essere considerata scontata, è anche sembrata l'investitura a Luigi Di Maio che, nonostante sia il Vice-presidente della Camera dei Deputati, non è in possesso di quella laurea che le opposizioni (con in testa i cinque stelle) al governo di Renzi prima e Gentiloni poi, hanno utilizzato come una clava contro le ministre Lorenzin e Fedeli. Ed è sembrato strano, per quanto prevedibile anche questo, che Casaleggio Jr da una parte e Beppe Grillo dall'altra, non abbiano considerato il fatto che Luigi Di Maio è indagato. A voler ben pensare, viene da immaginare che il M5S si avvia verso la maturazione come soggetto politico pronto al governo del paese, ma dall'altra si ha sempre di più l'impressione che il movimento di Grillo andrà avanti con le contraddizioni e il doppiopesismo di sempre.

Il M5S ha un elettorato volubile (Grillo e Casaleggio lo sanno bene) che si informa spesso in maniera alternativa, un popolo che spesso è vittima di fake news diffuse ad arte e che molto spesso non vede nella democrazia un bene da tutelare, ma qualcosa di cui si può anche fare a meno. L'unica cosa che in quelle latitudini sembra veramente contare è il nemico, quella casta brutta e corrotta rappresentata dalla politica.

Nemmeno le mafie, ritenute da Grillo in Sicilia (M5S rischia di non essere presente alle regionali siciliane) qualche anno addietro meglio dello stato e delle sue istituzioni, vedono, infatti, un odio così intenso del popolo pentastellato che ritiene i partiti il male assoluto. Quegli stessi partiti che nel bene e nel male hanno reso moderna l'Italia e di cui si sente sempre di più la mancanza.

Quando governavano il pentapartito con DC e PSI in testa l'Italia era il quarto paese al mondo, oggi è sempre nei primi posti delle classifiche negative mondiali. Il M5S sembri rientrare a pieno titolo nella strategia che la finanza mondiale porta avanti dalla caduta del Muro di Berlino: la delegittimazione della politica. In Italia con tangentopoli, ma così anche in buona parte dei paesi più industrializzati, la classe politica è stata travolta da scandali e corruzioni e ovunque la politica è diventata più debole e succube del mondo economico e nel nostro Paese quelle forze politiche che hanno favorito la delegittimazione della politica attraverso campagne demagogiche e giustizialiste sono poi crollate sotto i diamanti della Tanzania e la Laurea in Albania di Renzo Bossi (Lega truffa ai danni dello stato), affogate nel vino di D'Alema e nell'enorme fiume di denaro di Penati, nelle case e masserie di Di Pietro e negli appartamenti di lusso a Montecarlo di Fini e dei post missini.

Come andrà a finire con Beppe e i cinque stelle non lo sappiamo, restano per ora una condanna per omicidio e le accuse degli spettacoli pagati in nero alle feste dell'Unità e, come sosteneva il compianto leader socialista Pietro Nenni, "Arriva sempre uno più puro che ti epura".