Chi non si ricorda i propri sedici anni? Le prime cotte scritte nel diario segreto, il desiderio di trovare il principe azzurro. Il primo bacio e le farfalle nello stomaco. Purtroppo però Noemi non avrà più l'età di ricordare tutto questo e non ha avuto la fortuna molte teenager, ha incontrato un amore malato che si è preso i suoi sogni e li ha spenti per sempre.

noemi durini, sedicenne vissuta in una cittadina del Salento ha avuto un destino ingiusto, morta pare per mano del suo fidanzato Lucio anch'egli sedicenne. La ragazzina mancava da casa da circa dieci giorni.

Inizialmente si pensava ad una ragazzata, la fuga di casa tipicamente adolescenziale, e si sperava fosse così. Ma più i giorni trascorrevano e più si temeva il peggio. Così Lucio finisce nel registro degli indagati e dopo un lungo interrogatorio crolla: ha ucciso lui la ragazza e indica agli inquirenti il luogo dove ha seppellito il suo corpo. Assieme a Lucio, anche suo padre finisce nel fascicolo degli indagati: si indaga che abbia avuto un ruolo nella morte della piccola Noemi. Su di lui pende l'accusa di concorso in omicidio.

Tragedia annunciata

Nelle ore precedenti all'interrogatorio di Lucio, ciò che fece presagire la morte di Noemi Durini fu un post che la ragazza lasciò prima di scomparire sulla bacheca del suo profilo di Facebook: "non è amore se ti fa male e se ti controlla".

E' questo ad aver portato gli inquirenti a temere il peggio e a indagare l'adolescente per omicidio volontario. Quello che è emerso dalla morte della ragazzina è una lunga storia di violenze subite da Lucio, fatta di violenze fisiche. Noemi arrivò a casa col volto tumefatto, racconta la mamma che portò la figlia al pronto soccorso e denunciò ai carabinieri il suo fidanzato.

Alle denunce seguì purtroppo un nulla di fatto. Nessun provvedimento per allontanare Lucio dalla vittima. I tre TSO sul ragazzo potrebbero essere legati a questa vicenda, che racchiude anche un precedente in cui il ragazzino dopo una denuncia danneggiò l'auto della famiglia Durini. Sull'inerzia delle istituzioni sui provvedimenti per tutelare la ragazza è stata chiesta l'apertura di una pratica da parte della prima commissione del Csm al comitato di Presidenza.

Le reazioni scandalose della famiglia del presunto assassino

Un delitto efferato dal quale il presunto killer non solo non si dichiara pentito ma afferma che lui l'avrebbe ammazzata perché Noemi voleva sterminare la sua famiglia per averlo tutto per sé. Lo avrebbe fatto con il coltello che Noemi voleva usare sui suoi genitori. Dichiarazioni sconclusionate che lasciano intuire un profilo disturbato psicologicamente cresciuto in un ambiente tossico. Questo perché la famiglia anziché condannare il gesto del figlio dichiara che Noemi era effettivamente una ragazza pericolosa e da loro sgradita. La madre di Lucio conferma la versione fornita dal figlio e dichiara che "meglio sia morta una persona che tre persone che voleva ammazzare" affermando che avrebbero invece denunciato loro Noemi per violenze psicologiche.

Le violenze sulle donne e il silenzio delle istituzioni

Il caso di Noemi è angosciante non solo per la giovane età della vittima e del suo presunto assassino. E' il silenzio delle istituzioni dinanzi a casi come questi a dover se nel nostro Paese esista un sistema di tutela per le donne vittime di violenza da parte del partner. Sono troppe le storie di donne che hanno denunciato i loro mariti o fidanzati maltrattanti e sono state consegnate morte alle loro famiglie. La Corte di Strasburgo (che si occupa dei diritti umani ndr), a proposito, ha condannato l'Italia per non aver protetto una donna e suo figlio da atti di maltrattamenti domestici. Nella sentenza si legge che "non agendo prontamente in seguito ad una denuncia di violenza domestica fatta da una donna, le autorità italiane hanno privato la denuncia di qualsiasi effetto creando una situazione di impunità che ha contribuito al ripetersi di atti di violenza, che infine hanno condotto al tentato omicidio della ricorrente e di suo figlio".

La Corte ha condannato l'Italia per aver violato l'articolo 2 (diritto alla vita), 3 (divieto di trattamenti inumani e degradanti) e 14 ( divieto di discriminazione), quest'ultimo per quanto riguarda la discriminazione basata sul genere che secondo i giudici ha impedito la condanna dell'uomo. E' plausibile che ci sia un problema culturale dietro il mancato ascolto delle denunce delle donne, probabilmente l'idea che non ci sia un clima di urgenza forse legata alla percezione di scarsa gravità del fenomeno. A proposito di ciò, come è possibile che un senatore, Vincenzo D'Anna, a proposito dell'aumento delle denunce per stupro, anziché discutere sull'aumento dei sistemi di sicurezza per le donne, affermi che gli stupri sono agevolati dai comportamenti incauti e provocanti delle donne?