Se è vero che chi ben comincia è a metà dell'opera, per la Juve c'è ancora molto da lavorare, perché il cammino in Champions League non poteva cominciare in modo peggiore. La squadra di Massimiliano Allegri è uscita con le ossa rotte dal Camp Nou, schiacciata dai colpi di un mostruoso Leo Messi, che soltanto cinque mesi fa, dopo il 3-0 rifilato dalla Juve ai blaugrana all'Allianz Stadium, qualche "visionario" aveva osato definire oramai sulla strada del tramonto.

Il risultato di martedì sera assume senza dubbio i contorni di una "batosta" pesante, soprattutto sul piano tattico: il baricentro eccessivamente basso con cui i bianconeri sono scesi in campo li ha, infatti, portati ad essere schiacciati oltremodo dal Barcellona, non riuscendo, in questo modo, quasi mai a ripartire e a sfruttare quegli spazi che i blaugrana spesso tendono a concedere.

Quello che è, però, apparso più preoccupante della disfatta in terra spagnola è stata la fragilità della tenuta mentale dei ragazzi di Allegri. Dopo 45 minuti di buon livello è stato sufficiente un gol, quello di Messi sul finire di primo tempo, perché i bianconeri da quel momento venissero messi alle corde. La ripresa è stata, infatti, un monologo blaugrana e mai la Juve è stata in grado di reagire allo svantaggio, evidenziando quegli stessi limiti già visti in quella maledetta notte di Cardiff. È su questo punto che Massimiliano Allegri dovrà lavorare molto.

Ciononostante non tutto è da buttare, ma, anzi, la sconfitta del Camp Nou può rappresentare un crocevia importante nell'economia di una stagione che è ai suoi esordi.

Se si deve sbagliare, è bene farlo ora: una sconfitta a settembre può essere salutare per analizzare gli errori e comprendere quali siano gli aspetti sui quali è bene concentrarsi. Il 3-0 subito martedì sera, con buone probabilità, andrà a pregiudicare le possibilità di centrare il primo posto nel girone (visto e considerato che ribaltare allo Stadium un tale risultato non sarà facile e che difficilmente il Barcellona inciamperà nei doppi scontri con Sporting e Olympiakos), ma, anche laddove i bianconeri dovessero trovarsi dinnanzi un ottavo di finale sulla carta più complicato, affrontare una big prima o affrontarla dopo, in realtà poco cambia.

Ci sono poi altri due fattori da tenere in considerazione alla luce della gara di martedì sera che vanno in qualche modo a ridimensionare i margini della sconfitta: in primis la Juve si è vista costretta ad affrontare la trasferta in Spagna priva di alcune pedine fondamentali come Cuadrado (squalificato), Marchisio, Chiellini e Mandzukic (infortunati), ed, in secondo luogo, i bianconeri sono scesi in campo con 4 dei nuovi arrivi del mercato estivo (De Sciglio, Matuidi, Bentancur e Douglas Costa), probabilmente non ancora pronti e non perfettamente inseriti nei meccanismi di Massimiliano Allegri.

È poi evidente la condizione atletica molto precaria di alcuni giocatori che ancora devono tornare a pieno regime e trovare la condizione migliore (uno su tutti, Gonzalo Higuain): siamo a settembre, d'altronde, e senza dubbio non sbagliava Fabio Capello quando definiva la Serie A come un campionato non "allenante", necessitando di una preparazione atipica che ti fa perdere qualcosa dal punto di vista della freschezza atletica, in particolar modo a inizio stagione.

Insomma, il 3-0 fa male: al morale, alla classifica del girone e alle certezze europee dei bianconeri. Ma siamo solo all'inizio e i tempi dei bilanci sono ancora molto lontani.