Da tempo ormai risalente, che può datarsi dalla presentazione del noto ddl fiano (proposta di legge n° 3343 -A sulla propaganda dei partiti storici di destra estrema), lo scontro tra sostenitori e oppositori delle ideologie di destra radicale, socialismo nazionale ed altre ispirate alle formazioni del PNF e NSDAP si è trasferito dalle Camere legislative alla pubblica piazza: con risultati del tutto inattesi, diversi dal semplice scontro frontale ideologico.
Esempi di cronaca recente: scontri di Bologna e adesivi a Pavia
Partendo dall'analisi del tema caldo attualmente al centro dell'attenzione di entrambi gli schieramenti (che, curiosamente, è in realtà l'immigrazione clandestina), notiamo che la classica "goccia che fa traboccare il vaso" può ritrovarsi nell'episodio della sparatoria di Macerata ordita da Luca Traini, simpatizzante della Lega (ergo, di un movimento ex -autonomista, guidato in passato da un sedicente "figlio di partigiani"; guidato tuttora da una dirigenza ostile ai patti coi neofascisti), che ha ferito sei immigrati di provenienza subsahariana, all'indomani dell'omicidio di Pamela Mastropietro.
Ogni manifestazione "monocolore" di piazza, da allora, ha visto susseguirsi attestati di solidarietà per i sei malcapitati (dei quali, in effetti, nessuno ha contribuito all'assassinio della 18enne) e accuse di squadrismo a danno degli avversari: dall'episodio della marcia antifascista a Bologna durante il comizio di Forza Nuova del mese scorso; al rinvenimento, a Pavia, di diversi adesivi con la scritta "qui abita un antifascista", stampati da militanti di Casa Pound Italia con scopo intimidatorio; all'aggressione, infine, in quel di Livorno, di un Parà della Folgore, simpatizzante del citato movimento, e della compagna incinta.
Il fatto curioso è che, nelle tre città, in cui, malgrado il risultato delle ultime elezioni politiche abbia consegnato la vittoria ai malpancisti di Salvini, che reclamano più lavoro e meno tasse (a fronte di un trionfo nel Meridione del M5S), il richiamo al "voto utile" alla coalizione liberale di centrosinistra viene ancora giustificato dalla difesa delle libertà di circolazione, delle politiche open borders, del laissez faire economico, nemico dello Stato autoritario.
Assunto del tutto contraddittorio: nell'attuale democrazia, non vi sono eredi del passato regime autarchico capaci di suscitare preoccupazione; i rispettivi "zerovirgola" degli oltranzisti e il 4% di Fratelli d'Italia (comunque fedeli alla svolta di Fiuggi quanto il PD al congresso della Bolognina) lo testimoniano. Stupisce, piuttosto, la difesa di un patrimonio ideologico alieno alla sinistra radicale da parte di collettivi e antagonisti; malgrado gli scarsi risultati, sul piano del benessere della popolazione locale,delle ricette politiche del PD, e l'incapacità comunicativa della sinistra estrema, ridotta, dopo un ventennio di scissioni, allo scarso 1,2% di Potere al Popolo.
Conclusione: chi ci guadagna?
E' del tutto inutile rievocare, in un contesto socio/economico neoliberale, ad una lotta appartenente ad un periodo confinato nel passato, che vede due derivati completamente differenti dei vecchi estremisti di destra/sinistra darsele di santa ragione.
In parole povere: l'opinione di poche voci dissenzienti, tra le quali quella del filosofo veneziano Massimo Cacciari, è che quest'ondata violenta sia manovrata da partiti "demagogici e interessati ad alzare i toni tra una promessa e l'altra", in modo politicamente miope.
I risultati di questa "propaganda dell'odio" si vedono nella percezione d'insicurezza tra la popolazione; che, impegnata ad elaborare modi per sbarcare il lunario, vede crollare davanti a sé le poche certezze del vivere civile. Povertà dilagante, insicurezza, violenza allontanano la gente comune dalla Politica, invece di propagandare i valori della Resistenza.