Franco Battiato cercava con insistenza parossistica un centro di gravità permanente. In casa ACR messina questo centro è ben definito ed assolutamente visibile. Non è necessario cercarlo perché ce lo ritroviamo sempre davanti agli occhi, volenti o nolenti. Si chiama Pietro Sciotto ed è il presidente/proprietario del club biancoscudato.
Il passato
Fin qui tutto nella norma. La stagione appena conclusa ci ha mostrato, andando a guardare tra le pieghe dei fatti che hanno animato la vita della società, la presenza, più che di un presidente, di un padre padrone vecchio stampo che se ne frega bellamente del fatto che tra una squadretta di paese e la squadra che porta il nome ed i colori di un capoluogo di provincia, di una città, c’è una differenza abissale.
Che non possono essere trasferiti a questa complessa realtà i principi ed il modus operandi di una squadra in cui il presidente, l’allenatore, il direttore sportivo ed il magazziniere sono la stessa persona. Potrei dare la stura a tutta una serie di frasi fatte e luoghi comuni: il lupo perde il pelo ma non il vizio, non c’è più sordo di chi non vuol sentire e così via discorrendo. Ci troviamo dinanzi ad una persona che non riesce a non essere protagonista principale e il motivo di tutto ciò è uno ed uno soltanto: i soldi li mette lui e quindi lui decide. Il che non fa una piega. Ma fino ad un certo punto. Ciò di cui Pietro Sciotto non si accorge è che, così facendo, fa del male, profondamente, soprattutto a sé stesso ed alle sue tasche.
La dimostrazione è pari pari nel campionato fallimentare condotto dal Messina. Dico fallimentare non perché il sesto posto in classifica sia da buttar via ma, semplicemente, perché tale piazzamento è incompatibile con le ambizioni di una città come Messina e dei suoi tifosi. Il presidente forse soltanto adesso comincia a rendersi conto che questa squadra l’ha praticamente fatta e disfatta lui a suo piacimento.
In estate si è fidato di chi non doveva, a dicembre ha smantellato la già carente ossatura per ridurre sensibilmente i costi di gestione. Tutte decisioni che appartengono a lui e solo a lui. Il presidente va urlando ai quattro venti di essere un profondo conoscitore del calcio. Mi permetto umilmente di fargli notare che ha allestito un organico di medio basso livello, relazionandolo al presente campionato di Serie D.
L’unica cosa veramente azzeccata è stata la scelta del tecnico che ha sostituito Venuto: quel Giacomo Modica che ha saputo mascherare le pochezze individuali con il gioco di squadra. Se avete presente il Benevento di De Zerbi, anche lì il gioco d’assieme prevale sulle individualità e ne attenua le problematiche tecniche.
Il presente
Pietro Sciotto dal punto di visto economico-finanziario è certamente affidabilissimo. Ma questo non è sufficiente e non gli fornisce il lasciapassare per amministrare e gestire un club calcistico nel 2018 soprattutto in una città come Messina usando metodi e sistemi da anteguerra. In queste ore sembrano crescere le possibilità che Giacomo Modica possa continuare a sedere sulla panchina biancoscudata insieme al suo staff ed al diesse Francesco Lamazza.
Ma tutto dipende dal realizzare una società di stampo professionistico. Le ultime indiscrezioni parlano di un presidente alla ricerca di un personaggio esperto in grado di assolvere al compito di Direttore Generale. Questo sarebbe il primo importante passo per la creazione di un organigramma societario degno di questo nome.
Il futuro
A questo punto Sciotto dovrebbe una volta per tutte prendere una decisione nel suo stesso interesse. Continuare così non ha alcun senso. Per lui sarebbe solo un inutile ed improduttivo salasso economico, sarebbe come bruciare denaro per nulla. Quindi o si adegua ai tempi ed alle dinamiche del calcio, o, altrimenti, decida di passare la mano così come ha minacciato in più occasioni.
Un’altra nota dolente è rappresentata da una comunicazione che definire carente è davvero eufemistico. Colui che fungeva da addetto stampa ha dato forfait ed il club è sprofondato nel silenzio più assoluto. Nel frattempo la tifoseria, sempre appassionata, è desiderosa di avere notizie che non arrivano. Ce ne faremo una ragione. Peccato, però! Finalmente una persona veramente per bene si era affacciata al mondo del calcio messinese. Un autentico appassionato del pallone che però ha fin qui peccato di presunzione. C’è una frase che dico da sempre: se si costruisce una società forte, con gli uomini giusti al posto giusto, tutto il resto viene da se. A cominciare dalla squadra per finire agli assetti tecnico tattici.
Ma se non c’è un organigramma dirigenziale di livello professionistico, la società è destinata all’autodistruzione. Non intendo impartire lezioni a nessuno con queste righe. Sciotto è libero di fare come meglio crede. Ma la sua è una posizione pubblica e non può pretendere che il suo operato debba o possa essere avallato da tutti. In quarant’anni di carriera ho sempre detto la verità ai miei ascoltatori/lettori e lo posso giurare dinanzi a Dio. Mi spiace dover esprimere perplessità sull’operato di Pietro Sciotto e spero sempre di poter essere smentito. Ma non da semplici parole e da dichiarazioni di intenti bensì da fatti precisi e concreti. Altrimenti per fare calcio nella città dell’abulia, occorrerà attendere che un ricco scemo proveniente da altri lidi si interessi a noi e a quei due stadi che sono sulla bocca di tutti e nel cuore di nessuno.