Passate le elezioni il problema esodati resta. Sono passati due mesi dalle elezioni politiche 2018 e non si intravvede un prossimo esito degli sforzi del Capo dello Stato per dare un governo al Paese. Ci sono ancora 6.000 esodati privi di salvaguardia, il cui giusto diritto alla pensione è stato negato dall’ottava ed ultima salvaguardia, quella disposta dalla Legge di Bilancio per l’anno 2017.
Si tratta di un’ingiustizia, in quanto quest’ultima salvaguardia pone requisiti sulla data di maturazione del trattamento pensionistico diversi a seconda della categoria di esodati, in evidente contrasto con i più elementari principi costituzionali.
Successivamente a questa Legge di Bilancio questi 6.000 esodati hanno invano sperato per l’intero anno 2017 che il governo allora in carica (presieduto da Gentiloni) ponesse rimedio alle disparità contenute nell’ottava salvaguardia con un apposito dispositivo legislativo, ma questo non è avvenuto.
Ulteriore delusione è toccata agli esodati nel constatare che la Legge di Bilancio per l’anno 2018 non avrebbe contenuto una sanatoria per la loro situazione, nonostante le precedenti prese di posizione a questo favore di più di un esponente del mondo politico: purtroppo una Legge di Bilancio in tempo di elezioni è più attenta a quei provvedimenti che hanno una capacità di attrarre voti piuttosto che sanare un’ingiustizia sociale.
La campagna elettorale invece è stata ricca di promesse di interventi sul fronte sociale, come quelle di eliminare la riforma pensionistica Fornero che è all’origine del fenomeno degli esodati. In campagna elettorale alcune forze politiche si sono addirittura spinte nell’inserire una “nona e definitiva salvaguardia per gli esodati” nel loro programma elettorale.
I 6.000 esodati esclusi attendevano perciò con ansia l’insediamento di un nuovo governo, come esito delle avvenute elezioni politiche, per finalmente vedere un provvedimento di giustizia a loro favore; ed in particolare, tra i 6.000, quegli esodati la cui data di decorrenza del trattamento è già trascorsa, e quindi si trovano nella drammatica situazione di non avere più lo stipendio (almeno da prima del gennaio 2012) e non percepire la pensione che già spetterebbe loro se non fosse per gli errori dovuti ai requisiti posti dalle precedenti salvaguardie.
Nelle settimane in cui gli esodati si attendevano che un nuovo governo mettesse finalmente e rapidamente termine a questa incredibile ingiustizia, questi invece devono assistere al teatrino di veti incrociati tra le varie forze politiche: tutto ciò non fa ben sperare per una rapida soluzione del dramma degli esodati.
L’apprensione e sconforto di questi 6.000 esodati è anche accresciuta dalla sempre più ricorrente invocazione di nuove elezioni da parte delle maggiori forze politiche: un nuova tornata elettorale cadrebbe probabilmente dopo la pausa estiva, e considerando i tempi per la formazione di un nuovo esecutivo, (sempre che il nuovo risultato elettorale faciliti la formazione di questo governo), gli esodati vedrebbero ulteriormente allontanarsi, in misura sensibile, i tempi per una sanatoria dell’ingiustizia da loro subita.
Un problema per un Governo in carica per gli 'affari correnti'
Il governo uscente resta comunque in carica per gli “affari correnti”: gli esodati perciò, alla luce delle attuali difficoltà nel dare al paese un nuovo governo, si aspettano che un atto di giustizia, che toglierebbe dalla povertà, e restituirebbe dignità a 6.000 famiglie, che correggerebbe le iniquità di precedenti dispositivi di legge, sia una priorità ed un atto dovuto dal governo attualmente in carica per gli “atti correnti”. Questa sanatoria finale per gli esodati non è un problema di risorse finanziarie: queste risorse, risparmiate e disponibili dalle precedenti salvaguardie, sono in misura più che sufficiente per rimediare definitivamente questa ingiustizia attraverso un’ultima e definitiva salvaguardia. E’ solo un problema di volontà.