Discorsi lunghi, articolati ed equilibrati tra i punti delle due forze che compongono la maggioranza quelli tenuti da Giuseppe Conte prima al Senato e poi alla Camera come preludio alla fiducia. Nonostante la redazione del "contratto di governo" per garantire un equilibrio tra le proposte dei giallo-verdi, il compito affidato al neo-premier appare quello di semplice esecutore.

"Posso dire che...?"

Un siparietto che ha alimentato le voci sul ruolo marginale di Conte, è stato quello avvenuto durante la replica ai deputati di opposizione a Montecitorio.

Un fuorionda in cui il Presidente del Consiglio ha chiesto a Di Maio, seduto al suo fianco, il permesso di dire una cosa, ma il leader pentastellato gli ha risposto di "no" anche con un breve cenno della testa.

Ovviamente, non è chiaro cosa volesse dire il premier sebbene, stando ad un'indiscrezione de "Il Corriere della Sera", pare che Conte avesse chiesto se poteva dire di aver perso gli appunti, comunicandolo prontamente all'Aula. La replica di Di Maio, invece, sarebbe stata: "Inizia a parlare, hai il microfono aperto. Te li trovo io gli appunti". In tutto ciò, l'altro vicepresidente del Consiglio, Matteo Salvini, aveva anticipatamente abbandonato l'Aula per via di un impegno elettorale a Brindisi.

I punti dei discorsi

Inevitabilmente, la dicotomia del governo si è ripercossa sui discorsi tenuti in Parlamento per chiedere la fiducia, nei quali Conte ha elencato i principali punti del programma dell'esecutivo, definendosi "garante dell'attuazione del contratto per il governo del cambiamento". Rivendicando il populismo come attitudine della classe dirigente ad ascoltare i bisogni della gente, ha ricevuto l'applauso più significativo da parte di Palazzo Madama.

Tuttavia, analizzando i punti toccati dalle sue parole, si possono distinguere chiaramente i diversi temi che caratterizzano le due forze di maggioranza. Parlando di diritti sociali, lotta alla corruzione, lavoro, rispetto per l'ambiente, privilegi della Politica, conflitto di interessi e reddito di cittadinanza, ha citato la parte "gialla" del governo, mentre quando si è soffermato su legittima difesa e sicurezza, sulla posizione nei confronti dell'Europa, sull'immigrazione e sulle autonomie regionali, si è riferito alla parte "verde".

Tra i punti in comune, troviamo i temi giuridici, la sanità, la ricerca scientifica, lo sport e il ruolo del Parlamento. Tenendo conto delle varie differenze tra M5S e Lega e delle poche cose in comune, quello del neo Presidente del Consiglio sarà sicuramente un compito arduo, che senz'altro dovrà essere reso più semplice dai due vicepresidenti che dovranno stare attenti a non diventare due figure ingombranti.