Nessuno sembra occuparsene, se non fosse una costante attenzione di pochi organi di stampa e di qualche commentatore come Marco Demarco, sul Corriere della Sera. Ma il fatto è che ad oggi il candidato del Pd alle elezioni regionali campane Vincenzo De Luca è eleggibile, e può diventare Presidente della Regione, ma - nel caso vincesse - sarebbe da sospendere un minuto dopo.

La ragione si chiama legge Severino, la stessa legge invocata dal Pd per la decadenza di Silvio Berlusconi, la stessa legge il cui necessario rispetto veniva invocato dal Pd nel caso del sindaco De Magistris.

In base alla legge Severino De Luca, condannato in primo grado per una vicenda di abuso d'ufficio nella sua città. Salerno, non potrà fare il Presidente della Regione.

Lui lo sa benissimo e qualche giorno fa, rispondendo a Lucia Annunziata, che lo intervistava nella trasmissione In mezz'ora, diceva che la legge Severino andrebbe cambiata in qualche punto, ma che tanto il Parlamento non lo farà, perché si è "invigliacchito". Lui comunque annunciava ricorso al Tar, e confidava che il Tar gli darà ragione. In ogni caso non sembrava molto preoccupato della questione. 

Il governo dal canto suo non pensa di intervenire sulla legge Severino e - come ha fatto la ministra Boschi - rimanda al Parlamento l'eventuale compito.

Ma il Parlamento ha una lunga lista di provvedimenti di cui occuparsi, dalla riforma della costituzione a quella elettorale, dai prossimi disegni di legge sulla scuola e sulla Rai alla delega fiscale. Difficile che prima di maggio riesca a fare una risposta alla questione De Luca. Ecco perché è "invigliacchito". 

Ma anche la speranza che sia il Tar a togliere le castagne dal fuoco del candidato e del Pd non è una vera certezza.

Va ricordato infatti che una recente sentenza di un Tribunale amministrativo regionale va nella direzione opposta a quella auspicata da De Luca: il Tar di Trento, con una ordinanza della fine del mese di gennaio, non ha infatti accolto una richiesta di sospensione della legge Severino fatta da un amministratore condannato per abuso d'ufficio, spiegando che la legge Severino ha come obiettivo quello di "allontanare dalle cariche pubbliche cautelativamente, e comunque in base a un provvedimento giurisdizionale sebbene non definitivo", quegli amministratori "reputati indegni" di ricoprire cariche pubbliche.

Se dunque il Tar della Campania ha già dato ragione a De Magistris e allo stesso De Luca - che aveva fatto ricorso dopo essere stato dichiarato decaduto da Sindaco, ottenendo ragione - non è detto che lo faccia di nuovo.

Nel frattempo De Luca, che non è più sindaco di Salerno non per la legge Severino ma per una successiva sentenza del Tribunale civile, che gli ha imposto la decadenza per una vicenda di incompatibilità tra il suo incarico e quello di viceministro del governo Letta, nei giorni scorsi ha attirato l'attenzione dei giornali locali per la convocazione dei dirigenti comunali presso il suo comitato elettorale per dettare la linea dell'Amministrazione - anche se appunto non è più formalmente il sindaco della città.

I sondaggi per ora non lo danno in vantaggio. Ma se vincesse davvero De Luca, forse sarebbe un problema per il Pd e per il premier.