Scatta intorno alle 16:50 il semaforo verde per il primo articolo dell'Italicum. Il sì ha la forza di 352 voti superando la soglia della maggioranza che era di 280 voti. La temuta marea del no si arresta a 207. Un solo astenuto. Già all'ora di pranzo circolavano voci su un ricompattamento del partito di Matteo Renzi. Solo che c'è stato uno spostamento di 38 voti nell'area del no. Nel novero ci sono Pierluigi Bersani, Stefano Fassina, Pippo Civati, Guglielmo Epifani, fra gli altri. Il tabellone elettronico segnala che non hanno risposto alla chiama. Lo sparuto manipolo di 50 deputati di Area Riformista, il plotone dem che fa riferimento all'ex capogruppo alla Camera Roberto Speranza, ha deciso infine di appoggiare il premier pur rimarcando il giudizio negativo sulla legge elettorale. Le perplessità sono rientrate in pancia al partito, anche se i dissidenti esasperati, lacerati dagli ideali di partito e l'insofferenza per il capo, si lasciano andare a dichiarazioni di sfogo per ribadire la distanza. Nel Pd-R (formula di Ilvo Diamanti) è visibile quella che Alexis de Toqueville avrebbe chiamato la "dittatura della maggioranza". Negli ultimi giorni con la mossa in fondo presagita della fiducia sulla legge elettorale, terzo caso nella storia dell'Italia post-unità, ha dimostrato di essere un gladiatore pronto a scatenare l'inferno pur di dimostrare agli italiani che il governo sta operando. Alla fine Maria Elena Boschi esprime la sua soddisfazione e Matteo Renzi ringrazia chi ha votato, (avendo posto fine alle sue fatiche di ricambiare ogni volta il testo). A domani le altre due fiducie. Ma a fare paura è la votazione definitiva, la quarta, calendarizzata alla prossima settimana che si celebrerà a scrutinio segreto. Comincia l'elaborazione dei teoremi per spiegare la geometria dei consensi.
Battuto il PD
L'opposizione forzista si asserraglia sul fronte del no insieme al Movimento 5 Stelle e Sel che nell'occasione ha messo la fascia nera al braccio in segno di lutto. Gli alleati minori sostengono il governo, per Area Popolare lo annuncia Fabrizio Cicchitto ma a sfilarsi è Nunzia De Girolamo motivando il suo voto contrario con il dissenso nei confronti del "metodo Renzi". Ma si approfondisce la faglia tra la vecchia e nuova guardia. Ad essere battuta è la pattuglia dei 38 dissidenti PD senza più famiglia, fino all'ultimo incerti se onorare la propria ideologia o buttare giù il governo che è espressione del loro partito. Opposizione del governo che si sfida con l'altra opposizione. Bersani non si riconosce più nella ditta che ha contribuito a fondare. Lamenta ai microfoni le offensive contro il parlamento da parte di un esecutivo che governa sempre per decreto. Teme che queste modalità operative possano costituire precedenti per il futuro. Insomma la democrazia è a rischio visto il dirigismo del governo sul parlamento.
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