Le elezioni regionali 2015 consegnano un 5-2 a favore del Partito Democratico che non è il risultato auspicato da Renzi (il 6-1) ma che, comunque, permette al capo del Governo di contenere i danni. Certamente, il Premier da oggi avrà i suoi bei motivi per preoccuparsi perchè la batosta, rispetto alle Europee, c'è stata, eccome: mettendo il carro davanti ai buoi ('Il voto non è su di me') aveva cercato di alleggerire la notevole pressione subita negli ultimi giorni ma l'esito elettorale ha restituito i dati che Renzi stesso si aspettava da questa consultazione popolare.

Forse, però, il risultato più eclatante e significativo di queste elezioni regionali 2015, è rappresentato dal progressivo aumento di 'disaffezione' degli italiani verso la politica: meglio, dunque, non votare che scegliere di votare il 'meno peggio'. Il 52 per cento, con una diminuzione di quasi dodici punti rispetto alle regionali di cinque anni fa, la dice lunga sulla mancanza di fiducia dei cittadini italiani verso chi è chiamato a governare, sia esso di destra o di sinistra.

Scuola, appello di andare a votare non ha funzionato

Il personale della Scuola attendeva con ansia l'esito di questo voto, soprattutto dopo la campagna anti PD condotta nei giorni precedenti le elezioni: l'appello era soprattutto quello di andare a votare, per il futuro e per il bene della scuola italiana.

'La matita è un'arma potentissima' era uno degli slogan più invocati sui gruppi social, ma questo appello è stato solo in parte ascoltato. 

Se è vero come è vero che la fiducia politica degli italiani verso Matteo Renzi si è notevolmente indebolita, il rammarico più grande dei docenti riguarda proprio l'astensionismo.

Elezioni Regionali e i commenti dei docenti su Facebook

Su Facebook la stragrande maggioranza dei docenti speravano in un crollo renziano che avrebbe potuto portare anche alle dimissioni e, di conseguenza, al fallimento della sua riforma 'Buona Scuola' che, da mercoledì prossimo, si proseguirà a discutere in Senato.

'Lamentarsi e non votare è stato un grave errore', viene commentato malinconicamente sul Web, mentre c'è chi, invece, confida nel successo del referendum abrogativo o, ancor di più, nell'incostituzionalità del contenuto del disegno di legge.

C'è, però, chi si mette nei panni di chi ha scelto di non votare e lo giustifica: 'Una volta non ci si recava al seggio pensando "tanto sono tutti uguali rubano tutti", oggi non si vota perchè in molti pensano "tanto come voti voti fanno come gli pare".

Il sentimento comune è quello che nessun partito possa essere in grado di cambiare la situazione in un verso o nell'altro: i cittadini, ormai, si sono rassegnati all'idea dell'esistenza di un 'partito unico', dato che non vedono all'orizzonte una possibile alternativa credibile. Del resto, l'astensionismo non farà di sicuro riflettere il mondo politico: anzi, semmai lo aiuta.