Renzi non si dà per vinto e vuole approvare ad ogni costo la riforma della scuola. Il provvedimento arriverà oggi in Senato, dove pare probabile che il governo deciderà per il voto di fiducia. Il premier ha quindi deciso di tirare la corda, ignorando la possibilità che quella corda prima o poi si spezzi. La minoranza Pd voterà la fiducia? E quali saranno le conseguenze per il partito del premier in termini di voti?

La situazione parlamentare

Come si legge sul sito di Rainews, Renzi avrebbe l'intenzione di porre la fiducia sulla riforma della scuola.

Quello che l'opposizione e gli insegnanti continuano a definire come un ricatto, ma che per il premier è un normale passaggio logico è sempre l'argomento dell'assunzione dei precari. Per il primo ministro le 100 mila assunzioni promesse dal governo sono strettamente legate al passaggio della riforma. Se la riforma non dovesse essere approvata in modo da poter entrare in vigore già dal prossimo anno scolastico, le assunzioni sarebbero ridotte alle circa 25 mila previste dal turn-over. Insomma, Renzi non ha intenzione di gettare la spugna, ma anzi ignora il forte scontento che questo provvedimento ha creato sia in molte forze politiche che nell'opinione pubblica.

Maxiemendamento

Per ovviare al problema del pantano parlamentare in cui era incappata la riforma, la maggioranza ha presentato un maxiemendamento, dove vengono riproposte alcune delle richieste contenute nei famosi 3mila emendamenti che avrebbero impedito l'approvazione del testo in tempi brevi.

Secondo il maxiemendamento le assunzioni dovrebbero essere circa 100mila entro il prossimo anno scolastico, anche i presidi dovrebbero essere sottoposti alla valutazione di un apposito comitato, mentre nel comitato di valutazione dei docenti dovrebbe essere inserito anche un membro esterno. Per quanto riguarda invece il piano economico, le novità sono il tetto di 100mila euro per i finanziamenti liberali agli istituti e la destinazione agli istituti più poveri del 10% dello school bonus.

Alcune modifiche che vanno nella direzione del compromesso quindi, ma probabilmente questo non basterà a rendere digeribile la riforma alle opposizioni e, soprattutto, agli insegnanti.

Le reazioni

La prospettiva di un voto di fiducia ovviamente non piace per niente alle minoranze parlamentari. Centinaio ha dichiarato che gli esponenti del suo partito, la Lega, usciranno dall'aula al momento del voto, gli esponenti del Movemento 5 Stelle ha parlato di "colpo di mano di un monarca", Forza Italia si dice dispiaciuta per la mancanza di un confronto parlamentare su un argomento importante come la scuola.

Ma se queste reazioni probabilmente non disturbano i sonni di Renzi, la cose che forse dovrebbe preoccuparlo è la reazione degli insegnanti ad una decisione così drastica e senza possibilità di replica. I recenti scioperi dei docenti fanno presagire che non la prenderanno per niente bene. Che il Pd corra il rischio di pagare in termini di voti una rottamazione troppo affrettata?