Non ci sta a passare per piagnone e lamentoso, Nando Dicè, presidente del Movimento identitario meridionalista di Insorgenza Civile. E ciò che pensa sull'attuale situazione del Sud lo dice chiaramente, senza filtri.
“Strano - attacca Dicè - per un meridionale che ha ascoltato in questi giorni il lamento di Firenze allagata, in queste settimane il pigolio romano di una capitale mafiosa che vuole solo e sempre soldi per essere salvata da se stessa, in questi mesi il piagnisteo dell'assistenzialismo richiesto dai Veneti per una tromba d'aria e in questi anni l'inefficienza lamentosa di un Nord che ha fallito su Malpensa, sul Mose e sull'Expò, ascoltare le parole del Premier.
L’Istat dice la spietata verità, l’Italia non è unita in nulla, il Sud è tornato al 1970. E l’unico che dovrebbe piangere, cioè Renzi, si lamenta dei lamentosi meridionali?".
Il presidente di Insorgenza civile snocciola numeri, i dati di un sud colonizzato e oppresso e storicamente sfruttato da un'altra parte del Paese, praticamente un'altra Italia, quella ritenuta maggiore e dominante.
"Siamo il 40% della superficie territoriale dell'Italia - continua Nando Dicè -, rappresentiamo il 34% della popolazione e versiamo il 24% delle imposte nazionali; negli ultimi 15 anni fra soldi dati gratis da noi all’Europa e poi ritornati al sud in forma di prestiti sommati agli investimenti di Stato, Regioni e Province, non sono mai stati investiti al Sud più del 13% degli investimenti totali, e il 70 % di questi investimenti vanno in appalti con le grandi imprese del nord".
Insomma, è come se la parte dominante si nutrisse con la sostanza della parte oppressa. Ecco perché Dicè conclude rivolgendosi direttamente al premier Renzi: "I suoi governatori gli hanno riferito male, non è un lamento il nostro, ma un’imprecazione!”.