A Matteo Renzi evidentemente non è bastato lo smacco mediatico subito in mondovisione al termine del vertice dei capi di governo dell’Unione Europea a Bratislava, in Slovenia. L’esclusione del presidente del Consiglio italiano dalla conferenza stampa congiunta di Angela merkel e Francois Hollande rappresenta, infatti, la rappresentazione plastica della distanza che si frappone tra due visioni agli antipodi dell’Europa: quella a trazione tedesca (fatta di austerity, rigore e fiscal compact) e quella dei paesi del sud costretti, come l’Italia, a fare i conti con una crisi economica infinita.
Il motivo che ha spinto Renzi a rischiare una clamorosa rottura con l’Ue a trazione germanica non può essere altro che questo. Il Pil italiano continua a boccheggiare, il jobs act sta fallendo miseramente, l’Italia, insomma, non riparte e, preoccupazione in più, si avvicina anche la data del referendum costituzionale (ancora sconosciuta) che, in caso di sconfitta, potrebbe segnare in negativo il destino politico dell’aspirante statista toscano.
Renzi chiede uno sconto sul deficit
Forse è anche per l’effetto referendum (i sondaggi danno il No in vantaggio sul Si) che Renzi non può più fermare l’assalto lanciato alla fortezza Europa. Ottenere più flessibilità sul deficit (adesso il rapporto deficit/Pil è al 2,4%, l’impegno è di portarlo al 1,8% nel 2017, ma la vera intenzione dell’Esecutivo italiano è di salire al 3%) consentirebbe ai renziani al potere di ‘comprare’ politicamente le famiglie italiane con una manovra economica taglia tasse proprio a ridosso della consultazione referendaria.
L’ennesima risposta negativa di Merkel & co. obbligherebbe, invece, il traballante governo renziano a mettere il bisturi nella spesa pubblica (soprattutto Scuola e Sanità) segnando, di fatto, il definitivo tramonto della stella renziana.
Addio spirito di Ventotene
Per questo l’ambizioso Matteo è pronto a buttare a mare il presunto ‘spirito di Ventotene’ insieme ai protagonisti, Merkel e Hollande, dell’incontro avvenuto sull’isola mediterranea poco meno di un mese fa (era il 22 agosto).
Il premier italiano non ha scelta, la sua è quasi una sfida alla roulette russa: o rischia di far saltare il banco dell’austerità Ue, oppure la sua parabola politica si chiude qui. Sullo sfondo del nervosismo renziano, poi, si staglia la grana della crisi del sistema bancario italiano con la vicenda Mps ancora tutta da risolvere.
Fatto sta che anche ieri, ospite della festa della rivista Wired a Firenze, Renzi ha ribadito la sua presa di posizione anti Fiscal Compact. Come se tutto questo non bastasse, ci mancava anche un post pubblicato oggi dal blog di Beppe Grillo in cui si dà notizia che “la Commissione europea ha respinto la richiesta di 8 Paesi, Italia in testa, di modificare il calcolo del cosiddetto output gap (la differenza tra il Pil prodotto in un anno e quello che potrebbe essere raggiunto utilizzando tutte le risorse economiche disponibili, ndr)”.