Prima il caso delle dimissioni congiunte, a poco più di due mesi dall'insediamento del sindaco, di cinque punti di riferimento essenziali per il funzionamento dell'amministrazione e per la vita della capitale. Poi le polemiche conseguenti all'indagine in corso nei confronti di Paola Muraro e sul fatto che la sindaca fosse a conoscenza del fatto che sull'assessore da lei nominato fosse stato già aperto un fascicolo per reati di carattere ambientale. Ora, le dichiarazioni dell'ex magistrato Raffaele De Dominicis che, designato come assessore al Bilancio nella giunta capitolina, ha dichiarato di aver accettato l'incarico perchè glielo ha chiesto l'avvocato Sammarco.

E da qui nascono le polemiche del Pd che ricorda i legami fra Virginia Raggi, lo studio legale Sammarco presso il quale ella stessa ha lavorato e Cesare Previti, che si rivolse proprio ai Sammarco per essere difeso in importanti processi.

La posizione del Pd

Roberto Giachetti, ex candidato sindaco per il partito democratico, torna a ragionare in merito alla questione di chi realmente decide sia in ambito M5S sia nella giunta del comune di Roma. In sostanza, ciò che egli recrimina è il fatto che la sindaca non può fare le proprie scelte sulla base delle indicazioni ricevute dagli studi legali: quello Sammarco, presso il quale lei stessa ha lavorato e che ha prestato la sua opera a favore di Cesare Previti, e quello presso il quale è depositato il contratto stipulato dalla Raggi con Casaleggio.

Nessuna delle paventate dirette streaming o valutazioni di curricula sta dietro alle nomine pentastellate, rileva Giachetti, ma una espressione di correnti interne e di vecchia politica che, tra l'altro, va contro le disposizioni di legge che vorrebbero che, a seguito della sua elezione diretta, il sindaco sia investito delle responsabilità proprie di ogni sua decisione.

Nel Pd anche il senatore Andrea Marcucci ha voluto evidenziare il cambiamento drastico che sembra essere in atto nei Cinque Stelle, scrivendo su twitter: «Streaming? Referendum? Uno vale uno? Macché, ora basta segnalazione di un amico di destra». Il deputato Ernesto Carbone, molto vicino alle posizioni del premier Renzi, arriva ad affermare che il movimento che parlava di forme di democrazia diretta ha finito con il subappaltare ad altri la scelta degli incarichi, dimostrando così come persone quali Previti e Alemanno possono ancora dettare legge in giunta.

Le reazioni interne al M5s

Dopo i recenti accadimenti che hanno interessato la giunta capitolina, ad essere in fermento è però anche la base del movimento 5 stelle. Qualcuno si è sentito tradito da comportamenti ritenuti poco trasparenti, altri non hanno apprezzato i continui rinvii su temi importanti come le Olimpiadi del 2024, senza dimenticare chi non accetta che, alla gestione di tematiche che per il movimento sono da sempre di primaria importanza, si possano scegliere persone invischiate nei giochi di potere e nello dissoluzione delle municipalizzate.

È il caso della Muraro, alla quale è stato contestato il reato di «gestione di rifiuti non autorizzata», e questo, tra l’altro, è avvenuto molto prima della sua nomina ad assessore.

La notizia, trapelata già nei giorni scorsi, è stata poi ufficializzata in commissione ecomafie. Nel merito, il vicepresidente della Camera Luigi Di Maio, si è dovuto giustificare non solo con gli attivisti ma anche con il Direttorio del movimento per il suo silenzio relativo alle indagini in corso sull'assessore: di fatto egli sapeva delle indagini in corso, anche se ha sempre sostenuto di non avere notizie giudiziarie certe.

Ora la Raggi ha dovuto lasciare De Dominicis, assessore al Bilancio con incarico solo in pectore. Questi non diverrà assessore e non sostituirà Minenna. Sul perché nulla di chiaro, nonostante il leader Grillo ha voluto rassicurare tutti facendo vedere i vertici del movimento tutti riuniti e contenti a Nettuno, per la chiusura del tour di Alessandro Di Battista, Costitution coast to coast.