È una campagna giocata su più fronti quella che si sta svolgendo sul Referendum Costituzionale. Il premier Matteo Renzi sta accelerando nel tentativo di recuperare il divario che lo separa dal fronte dei No. La presentazione della manovra finanziaria 2017, il viaggio negli Stati Uniti, le stoccate all’Europa, sono stati passaggi cruciali ma che non hanno mutato un quadro piuttosto radicato. In egual modo hanno sortito effetto i numerosi endorsement, che pure sono scesi in campo a sostegno degli opposti schieramenti. La sensazione è che la partita si giocherà sul filo dei decimali, in un testa e testa dall’esito tutt’altro che scontato.

Per questo Renzi, con buona pace dei sondaggi infelici, continua a cullare la speranza di un sorpasso anche last minute. Lo stratega della comunicazione ingaggiato da Palazzo Chigi, Jim Messina, è già riuscito nell’arduo compito di rimettere in carreggiata una macchina trovata in uno stato comatoso. E chissà che non si sia parlato anche di questo nell’incontro tra Renzi e Obama, fortemente criticato dalle opposizioni.

Uno spot per Matteo

Obama non ha teso la mano a Renzi, ha fatto molto di più. Ricordando lo spirito da rottamatore del premier lo ha promosso a pieni voti. Dietro la scenografica visita del premier, con delegazione al seguito, in molti hanno intravisto proprio la regia di Messina.

Un’ipotesi realistica considerato il rapporto che lega l’esperto all’inquilino della Casa Bianca, ma che non sposta di una virgola l’importanza degli eventi. Il sì di Obama ha lasciato un’impronta nella sfida italiana nel bel mezzo di una bagarre politica che non sta facendo sconti a nessuno. Proprio per questo non sono mancate dure critiche all’endorsement di Washington, considerato da molti una grave ingerenza.

Ormai “Siamo a un yes” ha ironizzato Pierluigi Bersani, leader della minoranza PD e sostenitore del No al Referendum Costituzionale. La colpa per Massimo D’Alema è di Renzi “che non ha spiegato che il voto non ha nulla a che vedere con la stabilità del Paese”. Più aspro nei toni Matteo Salvini: “Abbiamo raggiunto il ridicolo, tra Renzi e Obama non so chi faccia più ridere”.

L’ombra dell’Europa

Il sostegno incassato da Renzi oltre oceano è stato mal digerito in Europa. Malumori e perplessità erano già filtrate per la manovra presentata dal governo italiano. La forzatura su determinati capitoli compiuta da Obama (lotta all’austerity e gestione della crisi migratoria) ha confermato il profondo distacco delle visioni in campo. Renzi è convinto di poterla spuntare ma la realtà è che, a causa dello sforamento dei patti, potrebbe aprirsi una nuova procedura di infrazione per l’Italia. “La legge di bilancio - ha rassicurato il premier - rispetta tutti vincoli europei ma siamo aperti ad ascoltare suggerimenti o segnalazioni”. “Mi aspetto piuttosto - ha rilanciato Renzi - che si apra una procedura per tutti i Paesi che hanno disatteso la promessa di farsi carico della ricollocazione dei migranti”.

Nell’attesa che l’Ue si esponga, restano intatte le divisioni profonde in campo. L’Italia è tornata a essere poco affidabile e, per questo, relegata nelle retrovie della cabina di regia pilotata a quattro mani da Berlino e Parigi. Che sia un danno o l’inizio di una svolta, solo il tempo lo dirà.