20 gennaio - 24 gennaio: sono queste le due date che vanno dall'insediamento alla Casa Bianca ai primi provvedimenti assunti da Donald Trump. Provvedimenti che già fanno parlare di sé, perché, come previsto, sono sin da subito in decisa controtendenza rispetto alle politiche dell'ormai ex-presidente Barack Obama.
Le azioni in politica estera
I mutamenti politici rispetto all'amministrazione precedente riguardano, in primo luogo, la politica estera. Trump, infatti, ha annunciato un rilancio dell'azione americana in Siria. Come ha riportato "La Stampa", Sean Spicer, il nuovo portavoce ufficiale della Casa Bianca, ha rilasciato testuali dichiarazioni: "il presidente è aperto a lavorare con Mosca per combattere l'Isis in Siria".
Un accordo, quello con il Cremlino, che tuttavia potrà essere esteso anche a tutti coloro che intendano combattere il Daesh, come ad esempio l'Iran. Questa strategia rientra nel nuovo ruolo "forte" contro il terrorismo, ma "isolato" in termini economici, che Trump intende far ricoprire agli Usa.
Interventi economici
Proprio sul versante economico e commerciale ci sono stati gli altri primi mutamenti delle politiche americane rispetto al passato. Il neo-presidente, infatti, ha revocato il Tpp (Trans Pacific Partnership), accordo fortemente voluto da Obama, ma mai approvato dal Congresso, che regolava gli scambi con i Paesi dell'area asiatico-pacifica. Inoltre Trump è intervenuto per annunciare una rinegoziazione del Nafta (North-America Free Trade Agreement) stretto con il Messico e con il Canada.
"Nessun braccio di ferro, ma anche nessun atteggiamento di sottomissione” ha dichiarato (riporta ancora "La Stampa") Enrique Pena Nieto, il capo dello Stato del Messico, dopo aver sentito al telefono Justin Trudeau, il premier canadese. Questi provvedimenti sono stati accolti negativamente dalla Borsa, con l'euro che ha guadagnato terreno sulla moneta statunitense, attestandosi su 1,075 dollari.
E per rilanciare l'economia americana, Donald Trump ha anche incontrato alla Casa Bianca i leader di alcune delle più grandi aziende statunitensi, tra i quali menzioniamo Jeff Fields di Ford, Alex Gorsky di Johnson&Johnson e Michael Dell, dirigente dell'omonima società tecnologica. Risultato del meeting è stata la richiesta del neo-presidente di elaborare un piano per il rilancio del settore manifatturiero made-in-Usa, alla quale ha fatto da contraltare la minaccia di imporre pesanti dazi a tutte quelle aziende che delocalizzeranno la produzione all'estero per rivendere, poi, i loro prodotti negli Stati Uniti.
Infine l'inquilino della Casa Bianca ha promesso che taglierà i costi della burocrazia del 75% e che ridurrà le tasse.
Contro il diritto all'aborto
Per concludere il suo primo lunedì come presidente in carica, Trump ha vietato nuovamente il finanziamento federale alle Ong abortiste, cancellando il "Mexico City abortion rules". Una scelta, questa, effettuata in ossequio alle promesse elettorali fatte ai cittadini di fede evangelista. In tal modo, il tycoon statunitense ha ripercorso le orme dei predecessori conservatori che più volte hanno reintrodotto questo divieto, poi puntualmente eliminato dai presidenti democratici.