Non è di certo un periodo facile per il Partito Democratico. Il maggior partito di governo italiano, nonché primo partito per numero di votanti vive attualmente un periodo di burrasca.

A dirla tutta la tranquillità nel partito ha cominciato a vacillare con l’ascesa di Matteo Renzi. Il carismatico leader toscano, ha virato la politica del partito, portato a diverse fuoriuscite e alla spaccatura con creazione del DP da parte dei cosiddetti dissidenti.

La recente assise democratica ha optato per il congresso anticipato, con ben due sfidanti per l’attuale segretario Renzi: il ministro della giustizia Orlando e l’ex sindaco di Bari Michele Emiliano.

Tuttavia a turbare ulteriormente gli umori in casa Pd ci ha pensato il caso Consip che vede coinvolti il ministro Lotti e il padre dell’ ex premier Renzi ma non solo.

Le tessere di Napoli e le parole di Orlando

A tener banco in queste ore nella sede democratica è lo scandalo dei tesseramenti, nello specifico quelli della sede di Napoli. Le accuse rivolte alla sede campana del partito sono gravi ma da verificare. Si è parlato di pacchetti di tessere “comprati” da capibastone locale, promesse di rimborso per fare la tessera, presunti tentativi di infiltrazione camorristica all’ interno del partito e indicazioni di voto per le prossime primarie. Mentre Bassolino medita ricorso avverso i tesseramenti, il partito invia Emanuele Fiano per vigilare sulla situazione e verificare la sussistenza delle accuse.

In proposito interviene proprio uno dei candidati per la segreteria, il Ministro Orlando. Egli ammette che la situazione Dem in alcune realtà è quella di votificio, che la problematica del partito è strutturale sin dalla sua fondazione e di essere consapevole di aver a che fare con una sfida difficile, promettendo di non strumentalizzare a proprio favore al vicenda Consip, asserendo tra l’altro che a suo parere uno slittamento delle primarie a questo punto è impraticabile.

Anche la fazione facente capo al ministro della Cultura Franceschini dice la sua, chiedendo a Matteo Renzi un passo indietro nel suo modo di agire.