Governo nuovamente a rischio, il PD è stato battuto in commissione affari costituzionali al Senato ed ora tremerebbe pure la poltrona del premier Paolo gentiloni Salvini.

La pietra dello scandalo è l’elezione a presidente della commissione di Salvatore Torrisi, uomo alfaniano, che è andato a sconfiggere il senatore indicato dai democratici, Pier Giorgio Pagliari. 16 voti a 11 il risultato della votazione, con una scheda bianca.

La reazione del Partito Democratico.

Il tradimento non è andato giù al partito di via del Nazzareno che ha immediatamente richiesto un incontro non solo con il premier Paolo Gentiloni, ma anche con il capo dello stato Sergio Mattarella.

Proprio la richiesta di comunicare con il presidente della Repubblica sembra l’indizio di una imminente crisi di governo, in quanto proprio dalla commissione affari costituzionali del Senato passerà la legge elettorale, ed è chiaro come questo avvenimento sia sintomatico dei numeri estremamente risicati per la maggioranza al Senato.

In corso anche contatti tra Gentiloni e alfano, per chiarire la questione e disinnescare una potenziale bomba politica.

Le reazioni dei partiti.

Lorenzo Guerini del PD ha parlato di tradimento della corretta modalità di stare insieme, mentre dal partito di Alfano si affrettano a sottolineare come non ci sia stato alcun accordo, che non sia stato rotto alcun patto e che il risultato dell’elezione è frutto di dissidi interni al PD.

Ragionamento similare è stato esposto dal Movimento 5 Stelle che denota come Pagliari è stato impallinato proprio da un terzo dei membri del suo partito.

Interviene anche il guardasigilli Orlando che indica l’accaduto come un fatto grave, da non sottovalutare in quanto si rischia lo sgretolamento del sistema di alleanze.

E mentre il senatore PD Marcucci accusa le opposizioni di aver creato delle larghe intese per far eleggere il proprio presidente in commissione e non fare la legge elettorale, lo stesso Angelino Alfano cerca di spegnere le polemiche affermando che l’elezione di Torrisi è sicuramente un riconoscimento alla sua persona e al suo lavoro, ma è un voto espressione delle opposizioni senza Alleanza popolare. Per questo è proprio il ministro degli Esteri ad auspicare le dimissioni del proprio senatore, per consentire l’elezione di un membro del PD come da accordi.