Se c'è una cosa che va ampiamente riconosciuta ai 45 presidenti degli Stati Uniti che si sono susseguiti alla Casa Bianca è la coerenza, soprattutto in politica estera. Donald Trump avrebbe forse voluto rappresentare l'eccezione, ma finisce semplicemente per confermare la regola. Negli States vige un sistema forte, praticamente inattacabile e restio ai cambiamenti. Il miliardario diventato presidente si è semplicemente adeguato a qualcosa di più forte, anche dell'uomo politico teoricamente più potente al mondo. Ha perso le battaglie interne sul Muslim Ban e sull'Obamacare, quest'ultimo caso ha evidenziato la sua 'maggioranza relativa' alla Camera dove, in pratica, è stato 'preso in ostaggio' dallo zoccolo duro del GOP.
Gli stessi conservatori che hanno sempre osteggiato la sua apertura nei confronti della Russia e che, inevitabilmnente, faranno di tutto per confermare l'attuale 'gelo' che intercorre negli oltre 7.800 km che separano Washington da Mosca. E l'occasione per spezzare qualunque possibilità di dialogo con Vladimir Putin è arrivata puntualmente dalla Siria.
Il dialogo muore a Khan Sheikun
La strage di civili di Khan Sheikhun è un episodio poco chiaro: i media internazionali l'hanno bollata come un attacco chimico dell'aviazione siriana che ha seminato morte e distruzione. Un crimine di guerra del governo di Bashar al-Assad: per il sedicente Osservatorio siriano dei diritti umani è l'ennesimo episodio, in realtà nessuno è stato mai in grado di fornire prove documentate ed attendibili sui presunti eccidi commessi dall'esercito del presidente siriano.
Anche qui, a prima vista, i dubbi sono tanti. Ci si chiede perché Assad dovrebbe ordinare un attacco chimico nei pressi di un centro abitato, con il rischio di vanificare i brillanti successi militari degli ultimi mesi. Per la Casa Bianca ed i Paesi storicamente alleati però non ci sono dubbi, questa è la prova che non ci può essere futuro in Siria per un governo che uccide il suo popolo.
Almeno in questo, Stati Uniti ed Unione Europea sono sulla stessa lunghezza d'onda e considerano "poco credibile" la versione russa che parla di un raid aereo contro un deposito di armi e munizioni nel quale era custodito un arsenale chimico, la cui esplosione ha causato il disastro di Khan Sheikhun. "Tutto questo è inaccettabile - ha tuonato Trump - e questo attacco ha cambiato il mio atteggiamento su Assad".
Il presidente americano non ha mai dichiarato di stimare il suo omologo siriano, ma lo aveva sempre considerato "utile nella lotta all'Isis ed al terrorismo in generale".
Crolla il castello di Putin
L'imprevisto si verifica anche nei piani strategicamente perfetti. Tale era quello di Vladimir Putin che ha l'obiettivo, nemmeno tanto nascosto, di elevare la Russia a punto di riferimento nelle politiche del Medio Oriente. In questa autentica polveriera, il Cremlino può contare sulla fedeltà incondizionata di Siria ed Iran ed aveva convinto la Turchia di Erdogan a sedere al tavolo di Astana, conferendogli un ruolo importante per il futuro della questione siriana. Tra alti e bassi, con in mezzo dichiarazioni ambigue e contrastanti, aveva convinto Ankara, suo malgrado. ad accettare la Siria di Assad.
Dopo aver fomentato la rivolta siriana insieme ad Arabia Saudita e Qatar, la priorità turca era diventata quella di scongiurare la nascita di uno stato curdo indipendente ai proprio confini, una concessione possibile da parte di Mosca. Così le sottili trame di Putin avevano ammorbidito la sua opposizione nei confronti di Damasco. Dopo i fatti di Khan Sheikhun, Recep Erdogan si mantiene cauto: non ha incolpato direttamente Assad dell'accaduto ma avverte Mosca che la tregua tra il governo siriano ed i ribelli moderati è a rischio. La torre più importante, quella del 'silenzio-assenso' degli Stati Uniti sulla questione siriana in prospettiva del futuro dialogo, si è sbriciolata prima di essere edificata.
La posizione di Mosca è granitica in tal senso, "la Russia proseguirà a sostenere le forze armate della Repubblica araba siriana nella sua campagna per la liberazione del Paese dal terrorismo", ha dichiarato Dmtri Peskov, portavoce di Putin. Il Cremlino, del resto, ha già fornito la sua versione dei fatti. Difficile, pertanto, che lo strappo possa essere ricucito ma, riflettendoci bene, a parte poche dichiarazioni di circostanza da una parte e dall'altra, la tela era già squarciata da tempo.