È un Massimo D’Alema a briglie sciolte quello intervistato oggi, 26 maggio, da Aldo Cazzullo per il Corriere della Sera. Uno dei fondatori di Articolo 1-Movimento Democratico e Progressista (Mdp), la costola scissionista staccatasi dal Pd a trazione renziana, non rinnega la scelta fatta e ne spiega le motivazioni. Meglio restare inchiodati al 3% delle preferenze restando coerenti con le proprie idee, dichiara sicuro l’ex premier, che raggiungere magari il 20%, portando però avanti idee ritenute sbagliate. D’Alema si mostra convinto del fatto che ci siano ancora praterie di voti da conquistare “a sinistra del Pd”.

Alla domanda di Cazzullo circa l’inevitabilità della scissione, D’Alema non solo conferma la bontà di una scelta definita “inevitabile”, ma rilancia parlando persino di decisione “tardiva”, perché la separazione della Sinistra dal Pd di Matteo Renzi sarebbe stata già “matura” dopo l’approvazione del Jobs Act. Insomma, Renzi, secondo l’ex segretario, “con il suo modo dilettantesco di governare” avrebbe creato “danni enormi al nostro Paese”.

‘Renzismo revival del berlusconismo’

Il renzismo, secondo il ‘Lider Massimo’ va contro i valori stessi che la sinistra dovrebbe incarnare, ma non solo, perché, rincara la dose, “non è stato che il revival del berlusconismo”. Renzi, infatti, avrebbe rubato le idee a Berlusconi (abbassamento delle tasse, bonus a pioggia, eliminazione dell’articolo 18 e “financo il Ponte sullo Stretto”).

Per questo, sottolinea ironico D’Alema, il Cavaliere si dovrebbe rivolgere “alla Siae per avere i diritti d’autore”.

Legge elettorale e gli altri errori di Renzi

Il leader Mdp definisce “confusa” la riforma costituzionale bocciata dagli italiani con il referendum del 4 dicembre 2016, e “incostituzionale” la legge elettorale Italicum, cassata dalla Consulta perché “frutto di un mix di insipienza e arroganza”.

D’Alema parla senza peli sulla lingua di “fallimento totale del renzismo”, non denunciato da nessuno per paura di fare la fine di Antonio Campo Dall’Orto, il dg della Rai da poco ‘trombato’ dai suoi stessi consiglieri.

Sulla nuova legge elettorale, D’Alema dice di preferire un modello maggioritario tipo il Mattarellum, ma il parlamento ha deciso di puntare sulla proposta Verdini, definita sprezzantemente “una legge immorale, che genera accordi di potere di natura notabilare, ricatti, condizionamenti”.

Una scelta che permetterebbe al duo Renzi-Berlusconi di mantenere le liste bloccate e scegliersi i parlamentari.

D’Alema a tutto campo

Con la lingua intinta nel curaro, poi, l’ex segretario Dem spiega il perché Renzi abbia stravinto le recenti primarie Pd con il fatto che sia un bugiardo, perché ai militanti “non ha detto la verità sul suo progetto” di “allearsi con Berlusconi”. Alla domanda a trabocchetto se sia meglio Grillo o Renzi, D’Alema risponde nessuno dei due, ma prova a ‘rubare’ al leader M5S l’idea del reddito di cittadinanza cambiandogli nome in “reddito di inserimento”. Sul caso Boschi ( che “dovrebbe andarsene”), dice di credere alle parole dell’ex ad di Unicredit Ghizzoni e di essere favorevole alla commissione di inchiesta sulle banche che il Pd, invece, vuole insabbiare.

La chiusura dell’intervista è sulla questione voucher, aboliti per evitare il referendum e ora reintrodotti (forse) per decreto. Un “gioco delle tre carte” lo definisce D’Alema che, però, non risponde alla domanda se Mdp farà cadere il governo Gentiloni in caso di ritorno dei voucher.