Il testo di riforma della legge elettorale ispirato al modello tedesco, approvato lunedì scorso in Commissione, è stato bocciato alla Camera, a causa di un emendamento proposto dalla deputata di FI, Michaela Biancofiore, che è stato votato positivamente dai grillini, andando a sfavorire il Pd: durante la bagarre, i rappresentanti del Movimento 5 Stelle hanno provato a difendersi dalle accuse con urla e insulti. Durissima la reazione del Partito Democratico, secondo il quale M5S ha "ucciso la legge", parlando anche di inaffidabilità.
Disguido tecnico, tabellone svela voti: scoppia il caos
L'emendamento "incriminato" riguardava l'applicazione della legge in tutta Italia, da sud a nord, compreso il Trentino Alto Adige (dove c'è un partito contrario alla riforma). Lo scontro è scoppiato a causa di un disguido tecnico, in seguito al quale il tabellone di Montecitorio ha mostrato i risultati delle votazioni come se si fosse trattato di uno scrutinio palese, evidenziando un gran numero di voti favorevoli da parte dei 5 Stelle. Quasi l'unanimità dei Dem, invece, ha votato No. Nonostante si sia provato subito a nascondere lo strafalcione, non è stato possibile fermare il caos che ormai era scoppiato tra i banchi di Montecitorio. Emanuele Fiano (PD) ha risposto così ai grillini: "Legge elettorale morta, 5 Stelle l'hanno uccisa".
Il Tedeschellum è stato affossato dai 59 voti dei "franchi tiratori": siccome la votazione si è conclusa a scrutinio segreto, non è stato possibile stabilire quanti deputati dei vari schieramenti abbiano votato per il Sì. Si presuppone però, che i "franchi tiratori" fossero distribuiti tra vari schieramenti, Dem compresi (M5S da solo non aveva i numeri per far saltare l'emendamento, mentre il Partito Democratico li possedeva).
Ad ogni modo, nella confusione generale sono due le certezze: se il partito di Beppe Grillo avesse votato in blocco per il No, i "franchi tiratori" non avrebbero potuto in alcun modo far passare l'emendamento. Inoltre dalle percentuali di voti verdi e rossi visibili in foto, è palese che i Sì siano arrivati quasi tutti dai grillini e dal centrodestra.
Tedeschellum: in cosa consiste
La legge approvata dalla Commissione presenta svariate analogie con il modello elettorale tedesco:
- sbarramento nazionale al 5%: prevede che per i partiti piccoli che non superano questa soglia, o che pur superandola non vincono in nessun collegio, venga eletto in ogni circoscrizione non il capolista del partito, ma il primo tra i non eletti nei collegi.
- collegi uninominali e circoscrizioni ridotti rispettivamente a 225 e 28, ed assegnati coi sistemi maggioritario e proporzionale.
- via le pluri-candidature: queste prevedono che ci si possa candidare in più circoscrizioni, per poi scegliere quella di preferenza e lasciare le altre a chi segue nella lista. Una volta abrogate (emendamento approvato in Commissione) ogni candidato potrà presentarsi in una sola circoscrizione.
- Gli altri punti-chiave: parità uomini-donne (60-40%, con alternanza in liste proporzionali); semplificazione raccolta firme (una grossa mano verrà data dalla firma digitale); numero candidati (min 2-max 6); voto unico per Camera e Senato (si vota tutto in una sola scheda, e con una sola croce si scelgono candidato e lista collegata).
Nella giornata di giovedì, c'è stata una telefonata di Renzi a Berlusconi, durante la quale l'ex premier si è sfogato con il leader di Forza Italia per il pessimo risultato della Camera.
Inoltre l'ex sindaco di Firenze si è sentito in parte tradito dal PD, confermando la presenza al suo interno di persone contrarie alla riforma, ma ufficialmente ha dato la colpa della bocciatura ai pentastellati. La polemica tra i due schieramenti continua senza esclusione di colpi.