L'ambasciatore reggente USA in Cina si ribella alla decisione di Donald Trump a non sottoscrivere gli accordi sul clima di Parigi. Non se la sente di scendere a compromessi, David H. Rank, ambasciatore USA in Cina, dopo 27 anni di onorato servizio. Dimissioni reali, un fatto che non si verifica molto spesso e che fa comprendere la grave situazione esistente fra The Donald e amministrazione diplomatica USA. L'ambasciatore non appoggia la decisione del massimo vertice politico, non se la sente di rivestire a Pechino quel ruolo tanto criticato tempo fa proprio da Washington.

La Cina infatti è stata bacchettata in passato a causa delle sue aziende inquinanti, ma proprio quando il mondo sembra giunto ad una prima risoluzione a tal proposito, i ruoli si invertono. Pechino sottoscrive i patti di Parigi, Trump no, causando le dimissioni dell'ambasciatore.

Mister Rank non vuole notificare decisione USA a Pechino

La notifica dei mancati accordi sul clima decisi da Trump va notificata al Presidente XI Jinping da Mister Rank, ma l'ambasciatore, in virtù del suo ruolo, non può e non vuole comunicare la grave scelta del Presidente. Non l'appoggia, come anche la maggior parte dell'amministrazione USA, tranne coloro che rappresentano la stretta cerchia di collaboratori fedeli al Presidente.

David H. Rank è reggente, da 27 anni, all'ambasciata USA di Pechino, in attesa del cambio della guardia. Spetterà al diplomatico Terry Branstad, funzionario USA scelto da Trump, e a lui fedele, notificare la decisione in tema di clima a Pechino.

Inquinamento ai massimi livelli in Cina

Pechino riveste oggi la posizione più alta nella classifica delle città più inquinate del pianeta.

La popolazione è costretta a girare per la città con mascherine per evitare la respirazione di polveri sottili le quali, nell'ultimo periodo, sono salite a 700 microgrammi per metro cubo. La Cina è costretta alla sottoscrizione dei patti di Parigi e come può, l'ambasciatore reggente USA, comunicare la scelta del suo Presidente, a non sottoscrive i patti stabiliti in salvaguardia del pianeta, al Presidente della nazione più inquinata al mondo?

Non può, si dimette, e defila l'incarico a qualcuno più spietato di lui. Non posso farlo “come genitore, come patriota e come cristiano”, ha riferito David H. Rank in giustifica alla sua decisione. Una scelta, quella di Donald Trump, non condivisa nemmeno dal suo Ambasciatore in Cina, nazione questa che sta scalando i vertici dei paesi più sviluppati al mondo, e si prefigura come paese portante per l'economia internazionale futura.