Sembrava tutto fatto. L'imminenza di un accordo tra le principali forze politiche italiane per dar vita alla nuova legge che avrebbe regolato le prossime elezioni nel nostro Paese appariva scontata. Ma qualcosa, come sappiamo, è andato storto, e adesso lo scenario si complica. Il PD, dopo quanto accaduto la settimana scorsa, quando diversi esponenti del Movimento 5 Stelle hanno deciso di votare contro la legge elettorale su cui sembrava esserci accordo unanime anche con Fi e Lega Nord, ha deciso di archiviare la pratica.

Matteo Renzi ha dichiarato che, a prescindere da qualsivoglia contingenza esterna, il suo partito non si assumerà più la responsabilità di riaprire la discussione.

Dopo la bocciatura del Mattarellum, del Rosatellum (che prevedeva un sistema a metà tra proporzionale e maggioritario di collegio), e della riforma ispirata al modello tedesco, non c'è più molta propensione al dialogo per dar vita ad un nuovo accordo, che al momento appare dunque quantomeno utopistico. Intanto, la commissione Affari costituzionali della Camera ha deciso di rimandare la questione a dopo i ballottaggi.

Quali le possibilità?

Diverse sono le strade attualmente percorribili. Potremmo andare a votare con la legge elettorale attuale (Consultellum), che prevede due sistemi differenti: una versione modificata dell'Italicum alla Camera (proporzionale con sbarramento al 3% con premio di maggioranza per la lista che ottiene il 40% dei voti), e il Porcellum al Senato (proporzionale con soglia di sbarramento variabile che prevede le preferenze senza capilista bloccati).

Si potrebbe, invece, tentare di rendere più omogenee le due leggi elettorali di cui prima, così da armonizzare il sistema, evitando risultati caotici. Oppure si potrebbe tentare di dar vita ad una nuova legge, anche se questo scenario, viste le difficoltà di dialogo tra i principali partiti responsabili della politica italiana, sembra quantomeno improbabile.

Il "sistema tedesco"

La legge elettorale che sembrava almeno apparentemente aver messo d'accordo i quattro principali partiti italiani (Partito Democratico, Movimento 5 Stelle, Forza Italia e Lega Nord), come detto, sarebbe stata modellata sulla base del sistema elettorale tedesco. Questo cerca di sommare i migliori aspetti del maggioritario, con i migliori aspetti del proporzionale.

La legge elettorale tedesca prevede, sostanzialmente, un proporzionale con soglia di sbarramento al 5%, con la distribuzione del voto che rispecchia per quanto possibile la futura composizione del Parlamento. Quindi, se un determinato partito conquista il 20% dei voti degli elettori, dispone all'incirca del 20% dei seggi. Tuttavia sono i candidati stessi - e non i partiti che rappresentano - ad affrontarsi direttamente nei collegi. Ogni cittadino, dunque, dispone di due voti: uno serve per scegliere il candidato all'interno del proprio collegio sulla base del maggioritario (chi prende più voti viene eletto); l'altro, forse più importante, consente all'elettore di scegliere un partito (o una lista) sulla base del proporzionale.

I candidati eletti attraverso il primo voto vengono nominati a prescindere dalla quota proporzionale che spetterebbe al partito di appartenenza. In questo caso, gli altri partiti ricevono un numero di deputati aggiuntivi per compensare lo squilibrio. Questo è possibile, in quanto il numero di parlamentari in Germania non è fisso.