Non poteva che essere un brusco risveglio quello del Movimento5Stelle dopo il primo turno delle elezioni amministrative. È come se gli uomini di Grillo fossero ritornati al punto di partenza nei Comuni, confermando tutte le difficoltà annebbiate dalle vittorie di Roma e Torino. Successi che potevano dare il via alla definitiva consacrazione del Movimento e che invece si sono trasformati in inesorabili cartine di tornasole. I risultati fallimentari dell’amministrazione capitolina e la tragedia sfiorata in Piazza San Carlo a pochi giorni dal voto, rappresentano però solo le punte dell’iceberg.

Casaleggio e Grillo hanno capito e ammesso il gap rispetto ai partiti tradizionali, giocoforza più radicati sul territorio, rispondendo alla crisi con una virata clamorosa sul piano politico. È toccato proprio a Virginia Raggi sacrificarsi per tutti, inaugurando la stagione della svolta a Destra. Con una missiva inviata al prefetto della Capitale, la sindaca ha invocato una moratoria sui migranti annunciando l’indisponibilità a nuove accoglienze. Un intervento seguito poi dall’annuncio, diffuso dal blog di Beppe Grillo, della chiusura immediata dei primi due (dei nove) campi rom in città.

Applausi e critiche

La stretta su migranti e sicurezza non poteva che suscitare immediate reazioni contrastanti da parte della politica e dell’opinione pubblica.

Che sia stata una strategia per cancellare con un colpo di spugna il flop alle urne poco importa. Ciò che resta è la netta presa di posizione del M5S che, al contrario di quanto fatto in passato, ha deciso di uscire allo scoperto sventolando le stesse bandiere dell’elettorato più a Destra. Non è un caso che i primi plausi alla svolta grillina siano arrivati dalla Lega impegnata senza sosta in campagne anti immigrazione.

Persino Casa Pound ha fatto sentire la propria vicinanza alla Raggi con il vicepresidente, Simone Di Stefano: “Siamo contenti che abbia annunciato delle prese di posizione che sono uguali alle nostre”. L’improvvisato gemellaggio non poteva certo passare inosservato al di là della barricata. Il segretario del PD, Matteo Renzi, ha attaccato Grillo facendo ironicamente i suoi “complimenti alla concorrenza”.

Voci di imminenti alleanze con il Carroccio si sono rincorse freneticamente nelle ore successive e solo un duro post del comico genovese ha riportato ordine a un dibattito schizofrenico.

Centrodestra sornione

La sensazione è che qualcosa all’interno del M5S si stia muovendo. Al di là delle aspre smentite su di una potenziale alleanza, le similitudini con le battaglie populiste della Lega sono palpabili. Tra i più sinceri ad ammettere la comunità d’intenti è stato Carlo Sibilia nel corso di un’intervista a La Stampa: “Se si libera dei suoi elementi più propagandistici e se vuole fare un ragionamento serio, ci può essere una convergenza”. A silenziare il deputato irpino (non è la prima volta) ci hanno pensato Alessandro Di Battista e Roberto Fico che hanno allontanato con veemenza l’ipotesi di un apparentamento con il partito di Salvini.

Nel frattempo, proprio nel Centrodestra, proseguono le grandi trattative dopo il risultato positivo delle amministrative. Forza Italia, Fratelli d’Italia e Lega sono alla ricerca della quadra finale per presentarsi uniti alle prossime elezioni governative. Il nodo principale riguarda la leadership con Silvio Berlusconi e Matteo Salvini che potrebbero mollare la presa in favore di un candidato comune. In quest’ottica ha preso corpo l’ipotesi Luca Zaia: il governatore del Veneto potrebbe essere la carta a sorpresa vincente dei moderati.