Nell'edizione di questo lunedì 14 agosto del "Quotidiano Nazionale" (ovvero La Nazione, il Giorno e il Resto del Carlino) è stata pubblicata un'intervista a Luciano Violante, storico esponente del PCI, dei DS e del Pd, già magistrato e presidente emerito della Camera, il quale si è espresso sul tema dell'accoglienza dei migranti e sul ruolo della sinistra in questa fase storica. Ecco le parti salienti di quello che ha detto.

'Sinistra ha perso contatto col popolo'

Cominciando da un'analisi generale sulla fase storica, Violante ha detto: "L’internazionalismo e l’attenzione agli ultimi, sono sempre stati valori della sinistra.

Il punto è che a volte lo stare da questa parte è dentro un involucro ideologico che non si cura della praticabilità delle scelte che si fanno né delle conseguenze. Nel mondo contemporaneo è in corso una scomposizione e ricomposizione di valori. ‘La sinistra’ è una categoria ideologica; esistono ‘le sinistre’. Ma è tutta la sinistra che ha perso il contatto col popolo. Negli Stati Uniti, Trump ha parlato alla maggioranza messa ai margini, mentre la Clinton si preoccupava di ciò che era ben educato dire. A sinistra insomma si è confuso il politicamente corretto con quello che è invece politicamente praticabile, si è confusa la Politica con l’estetica".

'Non esiste un valore assoluto dell'accoglienza'

In particolare riguardo al tema dell'immigrazione Violante ha detto: "Non esiste un valore assoluto dell’accoglienza. Anche Papa Francesco ha detto che si deve accogliere ‘finché è possibile’. ‘Salvare vite umane e basta’ e ‘accogliere e basta’. Va bene tutto, ma bisogna vedere anche qual è il contesto generale.

Se per esempio si scopre che le ONG oggettivamente anche non per loro volontà, rischiano di essere una catena del traffico, è chiaro che la cosa non va bene".

Riguardo alla diversità di posizioni dentro al PD (es. fra Delrio e Minniti) su questo argomento Violante ha dichiarato: "Le differenze di posizioni sono inevitabili.

Il vero è problema è trovare un punto di conciliazione, che in questo caso si è trovato. Se io avessi dovuto scegliere, avrei scelto la linea del ministro Marco Minniti, perché oltre all’accoglienza è importante definire una politica della partenza".

Riguardo al ruolo della sinistra in questa fase Violante ha concluso: "Il realismo è incompatibile con l’utopia ed essa gioca la partita dell’estremismo ideologico. Un’inutile verginità, che poi significa sterilità. I blocchi sociali di una volta si sono scomposti perché è cambiato il modo di produrre e non esiste più l’operaio-massa. La sinistra, ma non solo essa, ha difficoltà di raccordo con pezzi della società. Infatti oggi uno dei punti di riferimento è il rancore.

E questa società vota in prevalenza Movimento 5 Stelle e Lega Nord. Sinceramente non si può imputare a nessun partito di non avere radicamento sociale, anche semplicemente perché non si saprebbe dove mettere le radici in questo mondo frammentato".

Parole, quelle dell'ex presidente della Camera, che in queste ore stanno facendo piuttosto discutere la politica e non solo: incassando il plauso di diversi esponenti del centrodestra e invece le critiche di chi si colloca a sinistra del PD,