Domenica 22 ottobre, i cittadini residenti in Lombardia e Veneto saranno chiamati alle urne per un referendum consultivo sull'autonomia delle regioni. Per cosa si vota in sostanza? Sebbene i quesiti siano posti in maniera differente tra le due regioni, in entrambi i casi si chiede ai cittadini se si vuole che le istituzioni regionali si attivino con lo stato centrale per richiedere una maggior autonomia. Ovviamente questa autonomia va intesa anche, e soprattutto, dal punto di vista fiscale. Se è vero che il "succo" dei due referendum è simile, tra le due consultazioni ci sono comunque delle differenze che riguardano in particolar modo le modalità di voto.

Per cosa si vota

Come anticipato, il referendum che si terrà domenica 22 ottobre in Veneto e Lombardia è di tipo consultivo. Ciò vuol dire che non è legalmente vincolante e dunque nessuna nuova norma sarà abrogata o introdotta. Si tratta solo di una richiesta formale di un parere alla cittadinanza e, dunque, non cambierà nulla. Una vittoria del Sì, però, può rappresentare un argomento pesante nelle future eventuali trattative condotte dagli esponenti delle regioni per richiedere una maggiore autonomia. Quindi, per sfatare alcune delle fantasiose ipotesi che sono circolate, Lombardia e veneto non diventeranno regioni a statuto speciale né, tanto meno, si tratta di una richiesta di secessione. Va chiarito che, anche con un'improbabile vittoria del No, le trattative per una maggiore autonomia potrebbero comunque avere luogo.

La differenza è che le autorità regionali non potrebbero fare leva sul mandato popolare.

Referendum Lombardia e Veneto, come si vota

I due referendum per l'autonomia di domenica 22 ottobre presentano caratteristiche diverse per ciò che riguarda le modalità di voto. In entrambi i casi potranno votare tutti i cittadini aventi diritto.

L'orario di apertura dei seggi è fissato per le 7, mentre alle 23 le urne chiuderanno. In Lombardia, per la prima volta in Italia, si voterà telematicamente, attraverso dei tablet predisposti per l'occasione. I votanti dovranno presentarsi ai seggi muniti di documento d'identità, mentre non ci sarà bisogno della tessera elettorale, che i cittadini dovranno consultare solo per conoscere il proprio seggio d'appartenenza.

Non è necessario raggiungere un quorum, anche se il governatore Roberto Maroni ha indicato nel 34% di affluenza la quota che, se raggiunta, sarebbe considerata soddisfacente. Gli ultimi sondaggi di matrice leghista parlano di un'affluenza che dovrebbe oscillare tra il 41 e il 44%.

Modalità di voto tradizionali per quanto riguarda il referendum del Veneto, dove i cittadini dovranno presentarsi muniti di tessera elettorale. Questa comunque non sarà timbrata, ma sarà rilasciata una ricevuta che attesta l'avvenuto voto. A differenza della consultazione lombarda, qui è previsto il raggiungimento del quorum, il 50% più uno degli aventi diritto, affinché il referendum sia valido. L'affluenza sarà dunque il dato più importante che emergerà domenica, dato che sui risultati i dubbi sono pochi. Secondo vari sondaggi, sarà un plebiscito per il Sì.