In attesa della Direzione nazionale del Pd, che nei prossimi giorni dovrà approvare le liste dei candidati alle prossime elezioni politiche del 4 marzo, si moltiplicano le polemiche all’interno della coalizione di centrosinistra. Naturalmente è il mistero Maria Elena Boschi a tenere banco. Dove verrà candidato l’attuale segretario alla presidenza del Consiglio? Correrà in un collegio uninominale o le verrà affidato un paracadute sicuro in qualche listino proporzionale? Alla fine dovrebbero essere entrambe le cose. E poi, la base Dem è in rivolta in Emilia Romagna contro la candidatura di Pier Ferdinando Casini a Bologna, ma molto probabilmente dovrà ingoiare il ‘rospo democristiano’.
Anche il collegio di Prato, storico terreno di caccia della sinistra, si ribella all’imposizione del nome di Beatrice Lorenzin, leader della lista Civica Popolare di cui fa parte lo stesso Casini. Emma Bonino, invece, dovrebbe correre in Piemonte, dove il Pd deve maneggiare anche la grana Piero Fassino come capolista in un listino proporzionale. Infine, anche la micro lista Insieme di Angelo Bonelli e Riccardo Nencini pretende la sua fetta di candidati ‘sicuri’.
Il caso Boschi
Gli ultimi aggiornamenti danno Maria Elena Boschi candidata in un collegio uninominale del Trentino Alto Adige, dove dovrebbe scontrarsi con l’ex berlusconiana di ferro Michaela Biancofiore. Scontato anche l’inserimento del nome della Boschi in un listino proporzionale del centrosinistra che le assicuri un seggio in parlamento.
Dovrebbe essere nello stesso Trentino, ma i dubbi sono ancora tanti, visto che la numero due del renzismo viene data per candidata, a giorni alterni, un po’ in tutta la penisola: dalla Toscana alle Marche, dalla Basilicata alla Lombardia, passando per Campania, Lazio e Sardegna. L’unico posto dove, parole di Marco Travaglio, sicuramente “non può più metter piede nemmeno col burqa” è la sua città, Arezzo.
Per il resto va bene tutto: Firenze, Lucca, Pomigliano d’Arco, Ercolano, Ascoli Piceno, Matera, Potenza, la Sardegna e la provincia di Frosinone.
Casini e Lorenzin: nessuno li vuole
Ma i tormenti della coalizione di centrosinistra non riguardano solo la Boschi. Sembra chiuso in queste ultime ore il caso Casini. L’ex leader dell’Udc e alleato di Berlusconi, ora con Beatrice Lorenzin nella lista Civica Popolare, è stato catapultato dai vertici del Nazareno nel collegio blindato di Bologna con l’assenso del segretario del Pd bolognese Francesco Cretelli.
Dopo le proteste del segretario regionale Paolo Calvano, però, è stato il ministro dei Beni culturali, Dario Franceschini, a placare la rivolta interna. “Chiudiamo subito ogni polemica e resistenza su Casini”, ha sentenziato. Ma è la stessa Lorenzin, attuale ministro della Salute, ad essere mal vista dalla base Dem. A lei è stato assegnato un collegio nella ‘rossa’ Prato, nonostante le proteste del sindaco Pd Matteo Biffoni il quale, intervistato da Repubblica, ha dichiarato che “con lei vincere sarebbe molto più complicato”.
Bonino, Nencini e gli altri
A lista Civica Popolare, +Europa e Insieme, il segretario Pd Matteo Renzi avrebbe offerto un totale di 18 collegi, dei quali solo 11 ritenuti sicuri (4 ciascuno alle prime due liste, 3 ad Angelo Bonelli e soci).
Ma gli alleati della coalizione di centrosinistra pretendono garanzie che, con i numeri che possono vantare nei sondaggi, non possono certo ottenere. Caso a parte è quello di Emma Bonino, probabilmente candidata nel collegio piemontese Torino 1. Figura comunque scomoda, quella della Bonino, per i militanti Dem del Piemonte, costretti a caricarsi anche la candidatura del ‘vecchio’ Piero Fassino, considerato ormai uno ‘sfollagente elettorale’.