Intervista a tutto campo su Radio Capital del leader di Liberi e Uguali Pietro grasso. Il presidente del Senato con il dente avvelenato contro il Pd di Matteo Renzi, ma possibilista verso un ipotetico accordo di governo post 4 marzo con il M5S di Luigi Di Maio. Grasso imputa alla politica condotta dai Dem il mancato accordo in Lombardia sul nome di Giorgio Gori come candidato alla Regione. Spiega perché non ha voluto versare gli 80mila euro reclamati dal Nazareno, critica i provvedimenti sulla Buona Scuola e accusa Renzi di mettere in pratica le politiche di Silvio Berlusconi.

Grasso: nessun accordo con il Pd, Renzi fa politiche di Berlusconi

Ospite di Circo Massimo, la trasmissione di Massimo Giannini in onda su Radio Capital, Pietro Grasso decide di togliersi qualche sassolino dalla scarpa, soprattutto contro il Pd, suo ex partito. Grasso ribadisce come, da parte di LeU, non vi sia “nessun rancore e nessun odio” contro Renzi. Secondo la seconda carica dello Stato non ci sarebbero i presupposti per una alleanza con il Pd “su scala nazionale” perché, questo il suo punto di vista, “lo stesso Renzi ha detto che a lui è riuscito quello che a Berlusconi non è riuscito”. Insomma, chiosa, la politica renziana “va da quella parte”.

Lombardia: “Gori candidato imposto”

Parlando del mancato accordo elettorale in Lombardia tra LeU e Pd, Grasso assicura che nei confronti del candidato Dem, Giorgio Gori, non c’è “nessun rancore”.

Solo che l’attuale sindaco di Bergamo viene visto come un “candidato imposto” senza primarie che ha pure appoggiato il referendum autonomista promosso dalla Lega del governatore Roberto Maroni. Grasso risponde anche alle accuse, formulate dal Pd e dai giornali di destra, che la mancata alleanza di sinistra in Lombardia favorisca di fatto il centrodestra.

Se ciò dovesse accadere sarebbe “grazie a Renzi” e non “grazie a Grasso”

Niente 80mila euro al Pd, suoi debiti colpa di amministrazione scriteriata

Sollecitato sul tema del suo presunto debito di 80mila euro di contributi nei confronti delle casse del Nazareno, Pietro Grasso spiega di essersi tagliato da solo l’indennità e ricorda che “in 60 mesi” non gli è stato mai chiesto nulla, se non dopo il 3 dicembre 2017, dopo la formalizzazione del suo “impegno” con LeU.

L’argomento che quei soldi servono per aiutare i dipendenti del Pd in cassa integrazione rappresenta solo una “scusa” secondo Grasso, perché il buco di bilancio è dovuto ad una “amministrazione scriteriata dei conti”, soprattutto per far fronte alle spese della “campagna referendaria” del 4 dicembre 2016. Lo stesso Pd che non ha chiesto la calendarizzazione della legge sull’abolizione dei vitalizi in Senato.

Nessuna pregiudiziale contro il M5S, ma contro la destra sì

Pietro Grasso torna anche sull’argomento di un possibile accordo post elettorale con il M5S contro il quale, dice, non esiste “nessuna pregiudiziale”, al contrario della destra che, invece, “non potrà mai venire incontro alle politiche nostre della sinistra”.

Grasso spiega di voler utilizzare lo stesso metodo già usato col Pd in Lombardia e Lazio (dove l’intesa su Zingaretti regge): “Valuteremo se la nostra politica di sinistra può far parte dei loro programmi”.