Il sindaco di Firenze Dario nardella l’aveva definita una battaglia contro la “vergognosa industria della prostituzione”. Era il 20 settembre 2017 quando, nel capoluogo gigliato governato dal primo cittadino renziano, entrava in vigore un’ordinanza anti prostituzione, allo scopo di combattere il fenomeno del commercio del sesso in strada attraverso multe e denunce penali contro i clienti delle sex workers. Ora, a meno di 5 mesi dall’avvio dell’esperimento, i dati raccolti parlano di un fallimento: sono solo 24, infatti, i clienti delle prostitute vittime di denuncia perché colti in flagranza.
Ed è lo stesso Comune di Firenze a correre ai ripari, decidendo, prima di prorogarla, di fare un tagliando all’ordinanza fissato per marzo. Il sindaco Nardella, lo ricordiamo, è lo stesso che, sempre con la motivazione di difendere i diritti delle donne, in occasione del Maggio Fiorentino ha deciso di avallare la scelta di modificare il finale della Carmen, l’opera teatrale di Bizet, allo scopo di non far morire la protagonista ed evitare così un ‘femminicidio’.
I dati fallimentari dell’ordinanza anti prostituzione
Come riportato da un’inchiesta pubblicata oggi sul Fatto Quotidiano, a meno di 5 mesi dall’entrata in vigore dell’ordinanza anti prostituzione a Firenze (multe fino a 206 euro e carcere fino a 3 anni per i clienti), risultano solo 24 gli avventori delle lucciole vittime di denuncia perché sorpresi a contrattare una prestazione sessuale in strada.
Di questi, solo uno è stato trovato ‘in azione’ e ha subito il sequestro dell’autovettura. Le tradizionali strade della prostituzione come viale Redi, via Forlanini, viale Nenni, viale Guidoni e le Cascine, sono già tornate ad ospitare il solito via vai.
Bologna e Prato dicono no al modello Firenze
Di fronte a questo fallimento che ridà fiato ai sostenitori della legalizzazione della prostituzione, ancora il 23 gennaio scorso Dario Nardella annunciava che il sindaco di Bologna, il Pd Virginio Merola, “mi ha detto che la replicherà nella sua città”.
Affermazione prontamente smentita da Merola, il quale afferma di non voler affatto riproporre nella sua città l’ordinanza anti prostituzione fiorentina che multa i clienti, ma di essersi limitato a chiedere al collega “le ordinanze che ha firmato in materia di sicurezza, compresa quella sulla prostituzione, per avere spunti di lavoro”.
Sul tema prostituzione e punizione dei clienti fa un passo indietro anche un altro primo cittadino Pd, il sindaco di Prato Matteo Biffoni, il quale dichiara che la sua città “ha già gli strumenti adeguati” per contrastare il fenomeno.
I 2 ricorsi al tar contro l’ordinanza di Nardella
Tra gli effetti negativi dell’ordinanza anti prostituzione di Dario Nardella, ci sono anche i due ricorsi al Tar presentati dall’avvocato Francesco Bertini e da Pia Covre, storica segretaria del comitato per i diritti delle prostitute. Bertini giudica il provvedimento “incostituzionale e contrario al decreto Minniti” perché la possibilità di contestare una denuncia penale non è considerata materia amministrativa dalla Costituzione, ma può essere decisa solo da una legge dello Stato.
Anche secondo la Covre, l’atto firmato dal sindaco di Firenze “viola la legge Merlin che non prevede punizioni, né per le prostitute, né per i clienti”. Insomma, conclude la Covre, “vendere e acquistare prestazioni sessuali non è proibito dalla legge. Né all’aperto, né al chiuso”.