La Mafia in tutte le sue forme, sfaccettature, inganni continua a incutere soggezione infiltrandosi nella rete sociale, economica e democratica del nostro paese ma stranamente sembra non toccare le coscienze dei tanti Partiti in corsa per le elezioni politiche del 4 marzo. Si è parlato di tutto in questa campagna elettorale o meglio di tutto ciò che fa comodo e raccoglie consensi populisti: Sdegno per la casta, per i vitalizi, lo scandalo dell'auto blu, mentre passano inosservati i sindaci arrestati per mafia, appalti pubblici inquinati che hanno avvelenato interi territori del Nord e del Sud.
Intanto le inchieste e i processi vanno avanti senza sosta. L'ultima ripresa da tutti i media è quella sui rifiuti e le mazzette a Napoli. Gran clamore, indubbiamente. ma solo perché coinvolge il figlio di Vincenzo De Luca il quale nome scatena le tifoserie politiche ma solo sulla persona non sul sistema.
Così come vengono ignorati i maxiprocessi contro le cosche in Emilia, da cui emergono profili di collusione politico-amministrativa; i Comuni sciolti per mafia al Nord; decine di storie al mese di ordinaria corruzione che ormai digeriamo con grande naturalezza. Nei palazzi si parla di corruzione e di mafia solo se serve a colpire l’avversario.
Nessuno dei programmi elettorali dedica una sezione esclusiva al problema
Il Pd accenna appena al tema; i 5Stelle ne parlano in maniera generica nel capitolo giustizia; l'alleanza Berlusconi-Salvini-Meloni non prende nemmeno in considerazione la questione. Qualche partito fa appena qualche accenno, ma senza soffermarsi troppo.
Unica soluzione proposta: Ordine pubblico, più potere alle forze dell'ordine, pene più severe, carcere più duro.
Qualche intervento senza riscontro
"Mentre altre forze politiche stanno riempendo i propri interventi di promesse spesso non realizzabili e senza copertura finanziaria, un assordante silenzio cade su due temi che sono precondizioni assolutamente necessarie per il buon governo: la lotta alle mafie e alla corruzione”.
Lo ha detto l'onorevole Carlo Vizzini, presidente nazionale del Partito Socialista Italiano, intervenuto alla manifestazione elettorale della lista Insieme per Cefalù. "Sono usciti in Sicilia oltre duecentocinquanta detenuti per reati mafiosi. Sono usciti in tempi recenti, per aver espiato la pena, e questa circostanza comporta la ricerca di nuovi equilibri all'interno delle organizzazioni criminali. È in atto un progetto che, messa da parte la strategia militare e stragista, porta lì dove circola danaro e che può condizionare istituzioni e politica. La stessa campagna elettorale non è impermeabile ai tentativi di infiltrazione”.
Anche Rosy Bindi, presidente della commissione parlamentare Antimafia, a dieci giorni dal voto del 4 marzo, ha lanciato l'allarme: "Viene il dubbio che qualcuno pensi che disturbare la mafia in campagna elettorale possa avere delle conseguenze elettorali.
La domanda è: si vuole il consenso vero del Paese o in qualche modo si è anche disposti, magari solo con il silenzio senza scendere a patti, a prendere anche i voti delle mafie? È una domanda cruciale che non possiamo non farci''.
E ha ancora aggiunto: "Sembra che il tema della mafia debba essere rimosso dalla campagna elettorale e dai progetti della politica. Sappiamo bene, invece, che il tema della mafia e della corruzione rappresenta il pericolo più grande. Sono le forze più pericolose che attentano la vita democratica del Paese. Sorprende il silenzio in questa campagna elettorale" «Vedo troppo silenzio su questi temi. Lo dico da ministro dell'Interno» interviene Marco Minniti, alla presentazione della relazione conclusiva della commissione parlamentare Antimafia.
L'istruzione è un'arma contro la cultura mafiosa
In una società giusta la Legge, come quella che simboleggia la nostra costituzione, dovrebbe essere applicata fino in fondo, affinché sia davvero una società libera dal male mafioso e dai suoi veleni, quali: corruzione, privilegio, ingiustizie. Ecco perché dovrebbe essere molto forte la proposta culturale e quella educativa e l'inclusione dei giovani in questi percorsi di legalità. Ma bisogna anche fare attenzione al concetto di legalità che è diventata una parola oggetto di molta smodatezza nel nostro paese. Bisogna iniziare a parlare di Giudizio, Affidabilità, Consapevolezza, Responsabilità.
La legalità è lo strumento per raggiungere l'obiettivo che si chiama giustizia, cominciando da quella sociale.
Investendo di più sui giovani e sulle loro convenzioni etiche perché le coscienze si formano ma anche si riformano con l'impegno di tutta la società che è lo specchio dove si rivedono i nostri ragazzi.
Bisognerebbe riconoscere sicuramente il negativo, ma soprattutto parlare di più nelle scuole, nei centri di aggregazione giovanili anche religiosi, del coraggio, dell'impegno, delle testimonianze di chi davvero si batte per la mafia e la corruzione per illuminare anche le cose positive che si fanno, perché altrimenti c'è sempre il rischio delle facili etichette e dell'inevitabile sfiducia.
Bisogna far conoscere di più le cose positive per incoraggiarle, per sostenerle, per promuoverle. In questi anni abbiamo visto tanta retorica, tante celebrazioni e manifestazioni, ma c'è bisogno di più memoria viva, affinché sia davvero attiva con impegno reale e responsabilità di ognuno di noi, perché come disse già ai primi del '900 Don Luigi Sturzo: “La Mafia ha i piedi in Sicilia ma la testa forse a Roma.”
Da secoli ormai si parla di Mafia, e bisogna sempre riconoscere i grandi passi in avanti che si sono fatti, grazie al sacrificio di chi è sceso in prima linea mettendo a disposizione totalmente la sua vita e la sua sicurezza per il bene del nostro paese, come, solo per citare due nomi che tutti conoscono, i giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino ma ci vuole uno scatto in più da parte di tutti, affinché chi detiene un potere materiale, politico e spirituale non si lasci dominare dalla corruzione.