Le elezioni politiche hanno separato i vincitori dai vinti, le sorprese dai fallimenti. C’è un partito che più del Pd è costretto a fare i conti con delusioni e malumori post voto: Liberi e Uguali. Nato per fungere da punto di riferimento a Sinistra del renzismo, la compagine guidata da Pietro Grasso ha fatto male, malissimo. Lo stentato tre per cento conquistato ha aperto di un soffio le porte del Parlamento e, solo grazie ai ripescaggi, diversi esponenti hanno potuto abbracciare un seggio. Nel gruppo dei miracolati non figura ad esempio Pippo Civati, il primo che guarda caso ha voluto aprire un dibattito sugli errori commessi in campagna elettorale.
L’elettorato progressista ha dimostrato di non apprezzare una proposta politica speculare al PD, anche perché costituita dai cosiddetti scissionisti che solo fino a pochi mesi fa navigavano nelle stanze del Nazareno. Proprio questa mancata rottura con il passato, a cominciare dalla riproposizione di vecchi personaggi come Massimo D’Alema (anch’egli bocciato clamorosamente all’uninominale ndr), sono stati il bersaglio delle critiche di civati. “Ho passato la campagna elettorale a rispondere domande su D’Alema” ha affermato intervistato da Il Manifesto. “Non ho niente contro di lui - ha ammesso - ma di sicuro non siamo stati considerati abbastanza alternativi al PD”.