Fuoco incrociato tra Partito Democratico e movimento 5 stelle. Da una possibile e teorica alleanza che avrebbe potuto escludere dai giochi il centrodestra guidato da Matteo Salvini con l’ombra di Silvio Berlusconi sullo sfondo, si è arrivati a un passo dalla guerra totale.

I pentastellati accusano i democratici di essere l’unica forza politica che si ostina ad evitare il confronto; mentre i dem, dal canto loro, accusano i grillini di occupare quante più poltrone possibili accaparrandosi questori e vicepresidenze. Un atteggiamento che non è piaciuto a Fratelli d’Italia.

Nel nome dell’abolizione dei vitalizi

Abolire i vitalizi. Uno degli slogan principali del Movimento 5 Stelle, che potrà avanzare la propria proposta di abolirli già alla prima riunione dell’ufficio di presidenza, avendo 6 componenti su 15 oltre Fico. Una posizione di assoluta forza. Servirà infatti una delibera del consiglio e non si dovrà passare attraverso l’aula o un disegno di legge. È vero che non c’è maggioranza assoluta, ma difficilmente le altre formazioni politiche potranno sottrarsi. I parlamentari così non matureranno più la pensione a 65 anni dopo 5 di legislatura.

Questa posizione di forza tuttavia ha avuto un prezzo, per gli altri partiti. Si è districata agevolmente la Lega che ha rispettato i patti con tutti.

Tra i meno felici Fratelli d’Italia e Partito Democratico che lamentano l’occupazione abnorme delle varie cariche di vicepresidenti e questori. Niente tuttavia che non sia lecito. Un’equa spartizione tra queste cariche però, avrebbe rispettato il tradizionale savoir-faire tra le formazioni politiche.

Laconici i rappresentanti del Movimento alle rimostranze dei democratici e del partito capeggiato da Giorgia Meloni.

I grillini infatti affermano di aver regalato la vicepresidenza al Dem Ettore Rosato, mentre FdI non ha di che lamentarsi visto e considerato che ha un vicepresidente al Senato, Ignazio La Russa, pur avendo solo il 4%.

Il PD si sottrae al confronto

Anche Luigi Di Maio ha di che lamentarsi, e lo fa col PD. Il leader penstellato, accusa i Dem di volere evitare il confronto prima delle consultazioni e di essere un ostacolo al cambiamento.

Voler essere per forza opposizione. I 5 Stelle, prosegue Di Maio, continueranno sulla strada della responsabilità.

Il capo politico dei 5 stelle conclude ribadendo che lui è il candidato che ha preso 11 milioni di voti, più del doppio del secondo più votato, e per questo deve fare il premier (anche se in realtà, come noto, i voti sono andati alla lista non a Di Maio in quanto candidato).