La “base” grillina è praticamente spaccata: una parte acconsentirebbe ad un’alleanza con il Pd “derenzizzato” e l’altra no. Ma quest’ultima è la fetta di elettorato maggiore, quella che invece vede di buon occhio un accordo con la Lega.

Il Pd o Salvini?

Divisione, e una lieve maggiore propensione alla “sponda” con il Carroccio: è quanto emerge da un sondaggio sugli “animi” dei votanti ora in mano a Luigi Di Maio. Dati, questi, significativi, che potrebbero influenzare le future scelte dei vertici pentastellati sulle alleanze di governo. Ma, a prescindere dall’identità della forza politica con la quale i grillini cercheranno l’accordo, Luigi Di Maio, scrive La Stampa, ribadisce che il MoVimento 5 Stelle sarà responsabile e che è l’unico elemento di stabilità tra le varie compagini del Parlamento.

Se “stabilità” significherà patto con il Pd - fermo restando la condizione che Matteo Renzi non ne sia il segretario - andrà bene. Ma se vorrà dire intesa con la Lega, ancora meglio - sebbene la strada sia tutt’altro che in discesa, visto il ripetuto “no” di Matteo Salvini ad ogni esecutivo con il partito fondato da Beppe Grillo.

Una situazione in divenire

Le parole d’ordine in casa pentastellata sono per ora due: “attesa” e “comunicazioni”. Perché si aspetterà, osservandola, la Direzione dem di lunedì, nella quale il Pd cercherà non solo di far il punto sulla questione elezioni e post-voto, ma anche di bandire il prossimo Congresso per la nomina del nuovo segretario. Le acque sul litorale del Partito democratico si saranno forse calmate abbastanza, da quel giorno in avanti, per permettere ai grillini di capire come eventualmente navigarle.

Nello stesso tempo, proseguono però i contatti con i vertici leghisti, ad oggi solo sui temi del Rosatellum e dei futuri presidenti delle Camere.

Il ruolo del capo dello Stato

C’è però un’ansia che impensierisce le menti dei leader M5S, cioè che Sergio Mattarella chieda formalmente a Di Maio di creare un governo di scopo per cambiare la legge elettorale e per tornare alle urne nei prossimi mesi.

Una possibilità, questa, piuttosto remota, a dire il vero - il presidente della Repubblica sa che ciò sarebbe un segnale di instabilità lanciato all’Europa, con tutti i relativi contraccolpi sui mercati - e tenterà in ogni modo di evitarla. Ma nel frattempo il MoVimento continua a tessere la sua tela con Pd e Lega, anche solo per non farsi trovare impreparato.

Le insoddisfazioni

Il Carroccio, dunque. L’ala più vicina a Roberto Fico non va proprio in visibilio all’idea di un’alleanza con il partito di Salvini. Anzi, ne è piuttosto contraria. Lui e gli altri hanno, infatti, quella sensibilità di sinistra che mal si accorda le tesi politiche leghiste. Ma sono in numero ristretto, un totale di ottanta parlamentari su trecento eletti. Il M5S, argomentano, è stato preferito così tanto nel Mezzogiorno proprio in chiave anti-Lega. Certo è che però il sondaggio menzionato sopra sembra dar loro torto. In funzione curiosamente pro-Pd, cercano la sponda i parlamentari di Liberi e Uguali. Stefano Fassina, riporta La Stampa, ha infatti sottolineato che LeU debba offrire il suo appoggio ai pentastellati perché essi hanno deciso di dare risposta alle esigenze di una parte dell’elettorato di sinistra. Perché, così ragionano nella lista di Pietro Grasso, fra sé e i cinquestelle ci sono elementi di raccordo.