Come sappiamo la nostra Costituzione prevede che terminate le elezioni e proclamati gli eletti ai due rami del parlamento, la palla per costruire un nuovo governo passa al Presidente della Repubblica. il suo compito è quello di convocare ed ascoltare una per volta tutte le forze politiche che hanno conseguito seggi.

Al termine sarà in grado di verificare se una di queste è in grado di coinvolgere la maggioranza degli eletti alla Camera ed al Senato per poter ottenere il voto di fiducia. Nel qual caso provvederà ad affidare alla persona indicata dalla ipotetica maggioranza il mandato per un incarico ufficiale a formare un Governo.

Le tre mosse che potrebbero allontanare Di Maio dall'incarico esplorativo

Secondo Carlo Tecce, autorevole notista politico del fatto Quotidiano, è possibile che, al termine delle consultazioni il conferimento della mandato esplorativo a Luigi Di Maio, leader del movimento Cinquestelle sia non difficile, ma praticamente impossibile.

Il primo passo sarà, come detta la Costituzione, chiedere a Matteo Salvini, che rappresenta la maggioranza relativa nei due rami del parlamento, se sarà in grado di realizzare un governo. Al centrodestra mancano circa 50 voti alla Camera e una trentina al Senato.

Molto probabilmente il leader del carroccio non darebbe garanzie immediate di poter coagulare intorno al suo nome ed al suo ambizioso programma nè il Partito Democratico nè il Movimento Cinquestelle, e in pochi giorni potrebbe naufragare miseramente il suo obiettivo di Governo.

Il secondo passo sarebbe, a rigor di logica, affidare il mandato esplorativo a Luigi Di Maio, in qualità di candidato rappresentante del primo partito ma, in termini numerici, la seconda forza parlamentare. Il leader pentastellato si troverebbe in una situazione simile a quella di Salvini, con l'impossibilità di far convergere sul suo programma una delle due coalizioni contattate.

Il PD avrebbe già deciso di stare all'opposizione, e la Lega non si staccherebbe dal centrodestra per appoggiarlo. Sarebbe un suicidio politico in prospettiva futura.

A quel punto il Quirinale si troverebbe nella situazione di non concedere a Di Maio di provare a cercare la fiducia di un governo a sola guida Cinquestelle, poichè sarebbe certamente impallinato sia alla Camera che al Senato.

E se accadesse, sarebbe costretto a sciogliere le camere e procedere nuovamente al voto con quella stessa legge elettorale che sta dimostrando di non garantire maggioranze certe e affidabili.

A questo punto ci sarebbe la terza e definitiva mossa di Mattarella: arrivare ad un governo del Presidente, presieduto da una figura istituzionale di prestigio, che possa traghettarci al 2019 con una nuova legge elettorale. Nell'eventualità accadessero questi scenari, tutti i partiti presenti appoggerebbero la figura che sarà proposta da Mattarella e lavorerebbero per ideare una legge elettorale.

Tra pochi giorni inizieranno le consultazioni. Solo allora potremo vedere cosa accadrà realmente e se, le supposizioni degli osservatori si avvereranno o, come spesso accade, la Politica torverà scenari nuovi e imprevedibili costruendo una nuova maggioranza di governo.