Intervistato dal quotidiano La Stampa su diversi temi di politica internazionale, l’economista greco Yanis Varoufakis si sofferma soprattutto sulla situazione politica interna italiana all’indomani delle elezioni del 4 marzo. Varoufakis, divenuto noto nel 2015 per essere stato ministro delle Finanze del primo governo Tsipras, critica l’euro, il presidente Bce Mario Draghi, quello francese Emmanuel Macron, parla del suo paese e del futuro della sua formazione politica DiEM25, riunita proprio a Napoli questa settimana. Ma, soprattutto, l’economista da sempre fiero avversario delle politiche di austerità europee, esprime un giudizio molto duro su M5S e Lega, i vincitori delle elezioni.

E non è tenero nemmeno con i rispettivi leader Luigi Di Maio e Matteo Salvini i quali, non avendo la forza di scontrarsi con l’Ue per cambiarne le regole, rischiano di fare la fine di Renzi e Tsipras, prima ribelli e poi venuti a patti con il sistema di Bruxelles. Varoufakis, però, fa una sola eccezione positiva: giudica il reddito di cittadinanza M5S una “misura standard” soprattutto nel Nord Europa.

Reddito di cittadinanza una ‘misura standard’

Partiamo dall’unico giudizio positivo offerto da Yanis Varoufakis sui due vincitori delle recenti elezioni politiche italiane, Lega e M5S. Il fondatore di DiEM25 giudica il reddito di cittadinanza proposto dal M5S come una “misura standard”, adottata già da diversi paesi europei, soprattutto del nord.

Secondo Varoufakis, infatti, non si tratterebbe di una misura esclusivamente assistenziale, come riportato erroneamente dalla maggior parte dei media italiani, ma di un “salario minimo condizionato alla ricerca di un lavoro”. Insomma, il reddito pentastellato non deve essere “criticato a priori”, basta che non venga finanziato attraverso “tagli ad altri servizi sociali”.

In Italia hanno vinto i partiti che ‘hanno investito in xenofobia e paura’

Esclusa la parentesi reddito di cittadinanza, il giudizio dato da Varoufakis su M5S e Lega non potrebbe essere più pesante. L’ex ministro di Alexis Tsipras giudica il loro successo legato esclusivamente al fatto di aver impostato la campagna elettorale sulla xenofobia e sulla paura.

Entrambe sono “forze anti europeiste”, premiate nelle urne perché si oppongono alle politiche europee basate sull’austerità, giudicate peraltro “fallimentari” dallo stesso Varoufakis. Tra leghisti, pentastellati e il suo vecchio amore Syriza, comunque, il politico greco non scorge alcuna analogia, perché quelli italiani sono movimenti anti europei, mentre quello ellenico era “filo europeo”.

Di Maio e Salvini, quindi, avrebbero puntato sulla “paura” e sul “pessimismo” degli italiani. E il M5S, inoltre, non può essere considerato “di sinistra” perché ha investito “nel timore del migrante, dello straniero e del rifugiato”. I leader di M5S e Lega, a detta di Varoufakis, hanno in comune la poca efficacia nell’affrontare l’Ue senza “proposte serie su come ridisegnare la zona euro”, rischiando così di fare la fine di Tsipras e Renzi, piegati dal sistema.