Il risultato elettorale del 4 marzo scorso ha consegnato al Presidente Mattarella un'Italia divisa tra fedeltà Politica e voti di protesta. Tutti i sogni degli italiani sembrano essersi arenati in un impasse politico che vede i principali leader impegnati in una contesa per la premiership. La via d'uscita appare irta, stretta ed avvolta nella nebbia in una notte senza luna. Insomma, le probabilità di una rapida formazione del governo sono decisamente residue, a meno che qualcuno non ridimensioni le proprie pretese. Una buona dose di umiltà ed amore per il popolo potrebbero condurre alla formazione di un governo capace di traghettare l'Italia verso il successo, rendendo gli italiani meno schiavi dei pregiudizi internazionali.

Liberi da quel mormorio, pronunciato in dialetti fonicamente non armoniosi, che vede l'italiano ammirato come singolo, ma beffeggiato come realtà collettività. Oltre ad una buona dose di umiltà generalizzata, sarebbe convenevole riflettere su quei punti di unione che possono garantire un programma di intenti politici libero dall'ostinazione assiologica destra-sinistra. I principali contendenti chiamati a formare il governo sono i pentastellati di Luigi Di Maio in concorso con la coalizione di centro-destra rappresentata da Matteo Salvini. Vediamo quali sono i punti di convergenza tra queste due realtà politiche che possono soddisfare le reali aspettative del corpo elettorale.

5 Stelle vs Lega, il faccia a faccia Salvini - Di Maio

La partita delle consultazioni sarà giocata, con un elevato indice di possibilità, tra Salvini e Di Maio. Per quanto possa sembrare paradossale, il connubio tra queste due realtà politiche è più realistico che mai, in quanto i rispettivi programmi politici presentano diversi punti di convergenza.

La sicurezza tanto caldeggiata da Salvini è uno dei principali spot elettorali dei pentastellati. Questi, infatti, hanno dichiarato di voler incrementare la sicurezza mediante investimenti mirati e l'assunzione ad organico di ben 10.000 unità in più. Il sostegno alle fasce disagiate e la ripresa economica si articolano in più linee di azione.

Sostegno alle pensioni minime, che per i pentastellati sono definite pensioni di cittadinanza, mentre nel gergo salviniano divengono pensioni non misere ed in grado di garantire un'esistenza dignitosa. Abbassamento delle tasse in concorso con un taglio degli sprechi al fine di allentare la pressione fiscale e donare slancio all'economia ed al mondo del lavoro in un momento di crisi che vede gli imprenditori italiani travolti da strane concorrenze straniere. Reddito di cittadinanza per i pentastellati, che si traduce in sostegno alle famiglie povere per Salvini. Su questo punto bisogna fare dei chiarimenti, ossia il reddito di cittadinanza non è sinonimo di vitalizio per i nullafacenti, anzi quelli si spera che siano eliminati.

Per Di Maio l'investimento di 2 miliardi di euro è rivolto a sostenere coloro che non hanno un reddito adeguato o non riescono ad accedere al mercato del lavoro. Tuttavia questo ammortizzatore sociale non è manna dal cielo, bensì un sussidio che deve rispettare particolari condizioni. Tale strumento di politica sociale è attivo in diversi paesi europei ed è, qualora strutturato per scoraggiare i fannulloni, un concreto punto di forza in grado di accogliere le richieste di entrambi gli schieramenti politici. Salvini ha dichiarato guerra alla Legge Fornero ed intende abrogarla prima di subito; i 5 Stelle invece ne vogliono eliminare ben 400 oltre alla Legge Fornero. Anche in questo caso ci troviamo di fronte ad una concreta convergenza di intenti programmatici. Questa è una sommaria schematizzazione dei principali raccordi tra queste due entità politiche che, contrariamente a quanto sembra, non sono tanto distanti fra loro.