Domani in Venezuela si vota per le elezioni legislative. Si contendono la leadership del Paese latinoamericano il presidente in carica, il chavista Nicolás Maduro, dall'altra Henri Falcón, dell'opposizione. Se domenica vincesse, Maduro sarebbe presidente per altri sei anni.
Iperinflazione e fame
In teoria Falcón dovrebbe essere il favorito. Con un governo via via sempre più autoritario, Nicolás Maduro ha infatti fatto precipitare il Venezuela in una situazione economica pressoché disperata, caratterizzata da iperinflazione e scarsità alimentare. Non certo il miglior biglietto da visita per un leader uscente.
Eppure Falcón parte in svantaggio, a dispetto dei sondaggi che pure lo danno sostanzialmente testa a testa con Maduro, se non addirittura davanti. Questo perché secondo lui il partito al potere ricorrerà a tutti i mezzi, leciti e illeciti, per vincere le elezioni, compresa la distribuzione di cibo da parte dello Stato.
Boicottare sì o no?
Ciò che lo fa arrabbiare più di tutto è che i suoi colleghi dell'opposizione lo hanno accusato di essersi reso complice di una frode elettorale. La Mesa de la Unidad Democratica (MUD), che riunisce i partiti di opposizione, ha infatti deciso di boicottare il voto. Una scelta che Falcón non ha condiviso e che considera sbagliata. Secondo lui infatti è quasi sempre meglio la partecipazione che il boicottaggio.
Cita a sostegno uno studio del 2009 della Brookings Institution su più di cento boicottaggi. Esso ha messo in luce che solo raramente è stato raggiunto l'obiettivo di squalificare le elezioni agli occhi dei cittadini. Più spesso è accaduto invece che si indebolissero i partiti di opposizione. Non la pensano così i leader della ventina di partiti che compongono la coalizione di opposizione e che hanno deciso per il boicottaggio.
Secondo loro le elezioni saranno pesantemente truccate in favore di Maduro e dunque il voto non avrà alcun significato. Molti funzionari elettorali sono lealisti maduriani, che nelle passate elezioni avrebbero fatto finta di non vedere quando c'erano frodi o quando i seggi venivano spostati in zone più “sicure” per il governo.
Senza contare che il governo controlla molti mezzi di informazione, tv e radio in testa.
Zapatero
Un assist al governo arriva però da José Luis Zapatero, come racconta El País. L'ex capo del governo spagnolo, inviato in Venezuela come osservatore elettorale, in una conferenza stampa a Caracas ha detto infatti che “non ho dubbi che i cittadini venezuelani voteranno liberamente” e ha aggiunto che secondo lui il sistema elettorale del Venezuela è sì “perfettibile”, ma anche che “offre tutte le garanzie basilari” per uno svolgimento corretto del voto, sostenendo che si sarebbe in presenza delle medesime condizioni che si verificarono nel 2015, anno in cui l'opposizione vinse in maniera schiacciante per più di due milioni di voti. In accordo con la MUD, che le considera una “farsa”, Stati Uniti, Unione Europea e vari Paesi dell'America latina hanno da tempo annunciato che non riconosceranno i risultati delle elezioni.