Secondo il presidente del parlamento europeo, Antonio tajani di Forza Italia, la formazione del governo tra M5S e Lega rappresenterebbe un rischio per la democrazia italiana e il primo passo verso la dittatura. Parole talmente pesanti, quelle pronunciate ieri, 19 maggio, dal delfino di Silvio Berlusconi, da non essere prese sul serio nemmeno dai mass media che le hanno tenute in secondo piano. A rispondere a Tajani ci ha pensato Luigi Di Maio che, con una frase telegrafica, ha liquidato le accuse che vorrebbero lui e Matteo Salvini nei panni di Stalin e Mussolini.

Le accuse di Tajani

Per Antonio Tajani, intervistato ieri dal quotidiano Il Mattino di Napoli, la cosiddetta “democrazia del web” grillina sarebbe solo una “finta democrazia”. Il presidente del parlamento europeo si mostra indignato, dichiarando addirittura di rifiutare di “vivere in questo sistema” perché quello messo in piedi dalla Lega, ma soprattutto dal M5S, sarebbe “l’inizio di un percorso per arrivare alle dittature”. Concetti di una durezza inaspettata per il solitamente placido fedelissimo berlusconiano, che hanno lasciato interdetti persino i pur scaltri membri del ‘circo mediatico’. Secondo Tajani, infatti, tutti gli Stati autoritari sono nati minando a poco a poco i “fondamenti della democrazia”.

Insomma, la vera democrazia, a suo modo di vedere, non è quella messa in atto in questi giorni da leghisti e pentastellati con il ricorso al voto dei cittadini nei gazebo e sulla piattaforma online Rousseau, perché la scelta democratica spetta a tutti gli elettori, non solo a “pochi internauti”.

La risposta di Di Maio

Alle incredibili accuse di inizio di una dittatura con l’avvento del governo giallo-verde mosse da Tajani, risponde in modo molto secco e con un tono liquidatorio proprio Luigi Di Maio.

Accuse di dittatura? - ha dichiarato ieri il leader pentastellato dal Piemonte, dove si è recato in occasione di una manifestazione No Tav - Sono esagerazioni, non rispondo”. E, in effetti, anche se nessun altro ha avuto il coraggio, o l’onestà intellettuale, di ammetterlo, la dichiarazione del presidente del parlamento europeo sul rischio dittatura in Italia è effettivamente esagerata.

FI e Fd’I all’attacco del governo M5S-Lega

Ma l’uscita spericolata di Tajani non risulta comunque isolata e, forse, rappresenta parte di una strategia messa in piedi da quella parte di centrodestra (FI e Fd’I) rimasta fuori dalla corsa per Palazzo Chigi. L’ordine potrebbe essere partito da Berlusconi in persona quando, appena due giorni fa, ha invitato Salvini a mollare Di Maio e a “tornare nella casa del centrodestra” e si è detto persino pronto a guidare lui la coalizione. Va da sé che, poche ore dopo, Renato Brunetta ha accusato il capo leghista di “aver tradito gli impegni che il centrodestra aveva preso con 12 milioni di elettori” e ha avanzato l’ipotesi che i due giovani leader di M5S e Lega vogliano dare vita al Pup, il “Partito unico dei populisti”. Al coro di critiche proveniente da destra si aggiunge anche il ‘meloniano’ Fabio Rampelli, timoroso che la Rai possa trasformarsi in una “tv di Regime”.