Santa pazienza, santissimo Sergio Mattarella. Il Presidente della Repubblica ha concesso un altro giorno di tempo ai partiti prima di procedere all'incarico per un governo neutrale. Una note del Quirinale conferma la richiesta, arrivata da Cinque Stelle e Lega, e conferma pure l'adesione del Colle a tale richiesta.

Le tante giravolte di Di Maio e la tenuta di Salvini

Non sono bastati 65 giorni di tempo per trovare un accordo e un'alleanza, Di Maio e Salvini si sono ridotti ai tempi supplementari per scongiurare sia le elezioni lampo, sia il governo neutrale.

Il loro comportamento in questi 65 giorni è staro diverso: Di Maio ha cambiato più volte idea, partner di un possibile contratto di governo ed altro ancora mentre Salvini è rimasto attestato su posizioni coerenti, premiate dai sondaggi. Filtra ottimismo, ora, dal quartier generale dei grillini. Si parla del 75% di probabilità di arrivare all'accordo definitivo tra le parti, come se fosse un sondaggio o qualcosa di simile, come se anche il governo sperato fosse un prodotto della Casaleggio associati. Confermano, più o meno, i leghisti, preoccupati di esternare un ottimismo maggiore, preoccupati dal volere finale del Cavaliere di Arcore. La palla, infatti, passa direttamente a Forza Italia, cioè a Silvio Berlusconi.

E' stata tolta la pregiudiziale grillina sulla partecipazione forzista al governo? Davvero Di Maio pensa di cavarsela trasformando il veto in una semplice volontà di non dialogo con soggetti del centro-destra diversi dalla Lega? Oppure sarà Berlusconi ad indietreggiare dicendo di sì al solo sostegno esterno al governo che potrebbe nascere nelle prossime ore?

Toti e Romani, ad esempio, spingono per il governo giallo-verde e credono nella nascita di un esecutivo che possa contare sull'astensione "benevola" di Forza Italia.

Il premier cosiddetto 'terzo'

Non sarà Di Maio il premier della possibile alleanza nascente di governo. E ovviamente non sarà nemmeno Salvini. Le previsioni e i discorsi di queste ore, caratterizzate da una serie di riunioni e contatti, portano a Giancarlo Giorgetti, il leghista del dialogo, per anni presidente della Commissione Bilancio della Camera, possibile garante di una tenuta dell'alleanza ed anche di un esecutivo efficace.

Ora tocca solo a Berlusconi decidere, magari avrà maturato qualcosa dopo Juventus-Milan di Coppa Italia che lo ha visto nel ruolo di tifoso di lusso e non da presidente rossonero come è stato per tanti anni. Se vista con gli occhi dell'ex patron del Milan, la finale di Coppa Italia è andata davvero male... speriamo che almeno sul fronte politico vada meglio... per il Paese.